Noi pensiamo, per così dire, al cospetto dell’essere e, come presenza, l’essere si pone nella maniera più forte del suo essere. Poiché l’essere si pone la sua presenza è mondo. La sua presenza come mondo, la sua positività, il suo riposare, è "la gesta" del suo essere, e il pensiero sensato è pensiero positivo. In questo riposo, le realtà, malgrado la sua agitazione, malgrado il suo movimento e divenire, resta la stessa. Il suo movimento non è il contrario della positività, movimento e arresti presuppongono il riposo da pensare enfaticamente, cioe' la positività del mondo. L’immanenza a questa positività assicura la possibilità stessa dell’identico. Ogni determinazione di realtà, parte, come negazione, da questo riposo; e ogni avventura del pensiero di cui non si vedrebbe il nesso con la presenza del mondo, sarà accusata dai filosofi di ingenuità non filosofica.
In questo riposare del mondo, la presenza intesa come "essere dinanzi…", essere di riposo indisturbabile, essere di presenza che non passa. La struttura dell’essere-al-mondo non gli è già più fedele. E, tuttavia, tutto il discorso filosofico dei nostri giorni,sorto dal concetto dell’essere-al-mondo – presuppone tacitamente la presenza dell’essere inintaccabile. Quando esso tende a riabilitare il "pensiero dell’essere" contro gli "smarrimenti" del soggettivismo empiristico o trascendentale o esistenziale, quando esso decide di pensare il soggettivo in funzione dell’essere, tutto accade come se l’io non fosse abbastanza. E, in verità, l’io non è mai solo positivo, la positività coincide col riposo del mondo e allora nulla potra' turbare".
Personalmente amo queste poche parole di Ada Merlini:
" Nel cerchio di un pensiero a volte mi riposo sognando....
Alba