la profezia che tu hai scritto è impossibile che si sia avverata poichè l'apocalisse deve ancora venire
una profezia compiuta è questa:
1) La distruzione di Tiro
La storia della distruzione di Tiro, famoso porto fenicio dell'antichità, merita particolare attenzione in quanto si metteva in dubbio l'adempimento di una profezia che la concerneva. Tiro vantava una flotta celebre in tutto il mondo ed era una città di commercianti e un importantissimo centro di traffici tra l'Occidente e l'Oriente. La città sorgeva sulla costa, ma su un'isola a mezzo chilometro di fronte ad essa aveva molti depositi commerciali e cantieri navali, dove spesso gli abitanti si rifugiavano in caso di pericolo. A questa città pagana, ricca, potente e famosa per il culto orgiastico e crudele di Baal, incarnazione delle forze della natura, fu rivolto l'ardito vaticinio del profeta Ezechiele nel 586 a.C., l'anno che precedette la sua caduta:
"Perciò così parla il Signore, l'Eterno: Eccomi contro di te, o Tiro! Io farò salire contro di te molti popoli, come il mare fa salire le proprie onde. Ed essi distruggeranno le mura di Tiro, e abbatteranno le sue torri; io spazzerò via di su lei la sua polvere, e farò di lei una roccia nuda...
Essi faranno lor bottino delle tue ricchezze, saccheggeranno le tue mercanzie, abbatteranno le tue mura, distruggeranno le tue case deliziose, e getteranno in mezzo alle acque le tue pietre, il tuo legname, la tua polvere...
E ti ridurrò ad essere una roccia nuda; tu sarai un luogo da stendervi le reti; tu non sarai più riedificata, perché io, l'Eterno, son quegli che ho parlato, dice il Signore, l'Eterno." (Ezechiele 26:3,4,12,14 - L).
Uno studio attento di questa profezia dimostra che essa avrebbe visto la sua realizzazione in due distinte fasi (è così anche di altre profezie) ed avrebbe dato luogo ai seguenti eventi: 1) Tiro, la ricca e fiorente città sulla costa sarebbe stata saccheggiata e distrutta. / 2) Perfino le pietre, il legname, la polvere sarebbero stati gettati in mare. / 3) Non sarebbe mai stata riedificata.
La profezia contro Tiro si avvera alla lettera
L'anno successivo a questa profezia, nel 585 a.C., il re di Babilonia, Nabucodonosor, pose l'assedio a Tiro e la distrusse completamente, ma nei tredici anni successivi non riuscì a far cadere l'isola di Tiro, sede dei grandi magazzini e dei cantieri navali che resisteva validamente all'urto dei babilonesi, che non disponevano di mezzi navali adeguati. Finalmente fu stipulato un patto con il quale i difensori dell'isola riconoscevano la sovranità babilonese.
Nei 240 anni successivi la nuova città sull'isola rifiorì mentre sulla costa le antiche rovine mostravano la loro desolazione, fino al tempo della conquista greca. Alessandro Magno, dopo aver sconfitto l'ultimo re persiano Dario III Codomano, si volse contro la nuova Tiro che rifiutava di sottomettersi. Fu allora che la seconda parte della profezia ebbe il suo compimento. Alessandro non volle perdere tempo in un lungo ed estenuante assedio e, senza indugio, fece costruire una diga lunga 600 metri e larga 60 per unire il continente all'isola, sede della nuova città. Nella ricerca spasmodica di materiale, i soldati di Alessandro furono attirati dalle rovine dell'antica Tiro che da oltre due secoli giacevano desolate. Le pietre che avevano formato i palazzi, le strade, le mura, i resti del legname pregiato che avevano ornato le sontuose dimore dei ricchi commercianti, perfino la polvere dell'antica città, tutto fu raschiato e gettato nel mare per costruire la diga. Dopo sette mesi, la nuova Tiro, attaccata dal mare e dalla terra, cadde nelle mani dei greci che uccisero molti dei suoi 40.000 abitanti, deportandone i superstiti.
La diga fatta costruire dal giovane conquistatore, allargatasi per i depositi di sabbia, si trasformò in una penisola sulla punta della quale ora sorge la cittadina di Sour, di circa 8.000 abitanti, ma dell'antica città non rimase nulla ed è per questo che oggi gli archeologi non sono in grado di fissarne l'esatta ubicazione.
2) La distruzione di Babilonia
Babilonia, che sorgeva sulle rive del fiume Eufrate nella fertile pianura della Mesopotamia, aveva origini antichissime ed era già famosa quando al posto di Roma vi erano solo oscuri villaggi di pastori. Ponti, palazzi ciclopici e sontuosi, vasti e rigogliosi giardini, templi splendenti e famosi, un esercito potentissimo, sapienti conosciuti in tutta la Terra, nascondevano però una profonda corruzione che si riassumeva in due sole parole: idolatria e immoralità. Sulla città che sembrava essere eterna pendeva il verdetto di Dio. Quasi cento anni prima che Babilonia raggiungesse il suo massimo splendore, il profeta Isaia aveva predetto, sotto ispirazione divina:
"Babilonia, lo splendore dei regni, l'onore orgoglioso dei Caldei, sarà sconvolta da Dio, come Sodoma e Gomorra. Non sarà più abitata nè popolata di generazione in generazione; l'arabo non vi pianterà la tenda nè i pastori vi porranno gli stazzi." (Isaia 13:19-20 - P)
Passavano gli anni e la fiorente città, con la sua accresciuta potenza, sembrava contraddire la terribile profezia. Eppure, alla prima se n'era aggiunta una seconda. Mentre la città era all'apogeo della sua gloria, alla fine del VI secolo a.C., il profeta Geremia annunciava:
"Quand'anche Babilonia s'elevasse fino al cielo, quand'anche rendesse inaccessibili i suoi alti baluardi, le verranno da parte mia dei devastatori, dice l'Eterno. Giunge da Babilonia un grido, la notizia di un gran disastro dalla terra dei Caldei. Poiché l'Eterno devasta Babilonia... Così parla l'Eterno degli eserciti: le larghe mura di Babilonia saranno spianate al suolo, le sue alte porte saranno incendiate." (Geremia 51:53-58 - L).
Nabucodonosor passò; dopo la scomparsa del gran re la potenza babilonese declinò tra le lotte di palazzo, finché il trono passò a Nabonide che si associò nel regno il figlio Beltsasar. Il nome di quest'ultimo figurava solo nella Bibbia e diversi studiosi ne contestavano l'esistenza, ma il ritrovamento di importanti testi cuneiformi ad opera soprattutto di Sidney Smith, nel 1924, provò l'esistenza e l'opera di Beltsasar, demolendo una volta di più le affermazioni dei critici. Così, l'archeologia, la storia e la Bibbia aprono uno squarcio preciso sull'adempimento di queste profezie.
Dopo essere stato sconfitto una prima volta dai persiani a Opis, Beltsasar - in assenza di Nabonide - si chiude in Babilonia (539 a.C.), mentre l'esercito nemico circonda la capitale. I Medo-Persiani sono comandati da un giovane condottiero, Ciro il Grande, audace, abilissimo e astuto. Sa che tra poco, in occasione di un'attesissima festa annuale, i babilonesi si abbandoneranno ad ogni eccesso e fissa per quella notte il suo piano di attacco. Egli sa che sarebbe vano porre l'assedio alla munitissima metropoli, per cui ricorre ad uno stratagemma. Il suo piano si rivela vincente: egli conquista Babilonia quella stessa notte. Un secolo prima, tramite il profeta Isaia, il Signore aveva annunciato:
"Così parla l'Eterno al Suo unto, a Ciro, che io ho preso per la destra per atterrare dinanzi a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui le porte, sì che niuna gli resti chiusa." (Isaia 45:1-2 - L)
Parlando dell'improvvisa caduta di Babilonia non si può fare a meno di ricordare queste parole e di notare che anche il nome del vincitore era stato predetto oltre un secolo prima della sua nascita. Più tardi, Babilonia - insofferente al giogo straniero - si ribellerà ripetutamente e vedrà i suoi templi, i suoi palazzi e le sue mura a poco a poco distrutti per rappresaglia.