Tali profezie hanno grande fortuna fin da sempre, in quanto non è assolutamente vero che siamo i primi che si trovano in un'"epoca terminale": dal Medio Evo ad oggi (e probabilmente anche prima), ogni periodo della storia umana è stata considerata terminale o comunque un "tempo di grandi cambiamenti". Basta prendere il XX secolo: non c'è stato decennio in cui non si è parlato di grandi mutamenti, e conseguentemente sono "spuntati" o "rispuntati" profeti vari a ripetizione. Ti basti considerare tutto il rumore che si è fatto sulla vaticinia di Nostradamus, sulle profezie della Monaca di Dresda, sui "segreti" della Madonna di Fatima e (addirittura negli Anni Sessanta e Settanta, che furono decenni in qualche modo "illuminati") tutto l'entusiasmo che scatenarono in Europa e America le "riscoperte" saggezze buddiste... ma purtroppo anche tanto esoterismo di marca nazista.
Per parlare della Profezia di Celestino più nel dettaglio, l'affermazione secondo cui "le coincidenze non esistono" e l'invito a scoprire un "proprio Dio" (visto come pura energia cosmica = gnosticismo) non possono non trovare plauso presso ogni cultore della cosiddetta New Age. Ma tali "idee" ci sono sempre state, e se uno vuole proprio andare alla sorgente dovrebbe abbracciare il Buddismo, che è la più veccha religione... anzi, filosofia (in quanto non-deistica)... che vede il mondo come un Uno, quasi un organismo piuttosto che un pianeta, dove ogni cosa è collegata.
La "profezia" in questione è frutto in realtà della fantasia di un romanziere nemmeno tanto bravo: James Redfield. Il romanzo (uscito nel 1993) tratta di un americano che, incuriosito dal racconto di un’amica, si reca in Perù per scoprire quanto vi sia di vero nella storia della scoperta di un antico manoscritto che conterrebbe "le risposte ultime alle domande fondamentali dell’uomo". In Perù Our American Friend scopre che il manoscritto esiste davvero, e che ha scatenato una sorta di guerra fra due gruppi rivali. Scienziati "aperti" e "progressisti", ricercatori spirituali "alternativi" e sacerdoti cattolici liberal, in conflitto con la gerarchia ecclesiastica, cercano il manoscritto per fare beneficiare il mondo della sua - vera o presunta - saggezza. Militari peruviani e scienziati ottusi e scettici cercano invece il manoscritto per toglierlo dalla circolazione o distruggerlo: questi ultimi - i "cattivi" del romanzo - prendono ordini dalla parte "retriva" della gerarchia cattolica peruviana guidata da un moderno inquisitore, il cardinale Sebastián. I "buoni" sono affascinati dalle nove "illuminazioni" o parti in cui si articola il manoscritto, ma la forza dei "cattivi" prevale e le illuminazioni vengono sistematicamente confiscate. Tuttavia i "cattivi" non sono assassini (infatti il cardinale Sebastián raccomanda di non spargere sangue) e nessuno dei protagonisti positivi principali viene ucciso: ciò garantisce all'autore del romanzo di scrivere un seguito e fare altri soldi con la sua trovata che, ovviamente, cerca di collegarsi al successo ottenuto da "opere" consimili, che hanno ultimamente allagato il mercato editoriale ("Il Codice Da vinci", ugualmente pieno di clamorose inesattezze, è solo una delle ultime in ordine di tempo).
Il San Celestino conosciuto dalla Cristianità altri non fu che Papa Celestino, ed era tutt'altro che un profeta. Anzi: si impegnò molto, similmente a Sant'Agostino, a combattere concretamente il pelagismo, condannandolo come eresia. San Pelagio fu colui che giudicava una vera e propria sciocchezza il fatto che ciascuno di noi "nasce peccatore" a causa del Peccato Originale, e diceva che ogni uomo è libero ed è per questo che alcuni di noi scelgono il bene e altri il male (libero arbitrio, in contrapposizione all'ereditarietà del peccato; altro che eresia! Pelagio cercava di liberare la nostra coscienza da ogni timore nei confronti di Dio).
Non c'è dunque, storicamente parlando, nessuna "profezia di Celestino", se non nella fantasia del furbo scribacchino stelle-e-strisce James Redfield.