Sì, ritengo proprio giusto che una Istituzione qualunque, privata e specie pubblica, faccia bene attenzione alla provenienza del denaro che le viene offerto.
Vespasiano aveva i suoi buoni motivi per dichiarare: "pecunia non olet".
Anche i suoi contemporanei avevano ragione a dire: "Timeo Danaos et dona ferentes" (ho paura dei Greci anche quando portano offerte).
Accettare o rifiutare rientra tra le prerogative e le scelte della Direzione, che se ne assume le responsabilità e può trovare fonti di risorse alternative che non espongano la Istituzione o gravino sulla sua immagine pubblica.
Non mi dispiacerebbe se, a livello nazionale, tutte le offerte confluissero in un'unica "cassa" e da lì venissero avviate all'utilizzo secondo criteri giudiziosi di sviluppo, di ricerca e sperimentazione.
Troverei giustissimo che chi offre ne tragga vantaggio fiscale.
Spesso, chi offre non capisce niente di come verranno utilizzati i suoi fondi, guarda al suo proprio bilancio (detrazioni) e basta.
Per me, chi fa pornografia (che giudico strettamente legata alla pedofilia), attori produttori distributori, compie un'azione socialmente criminale. I soldi che offre sono frutto di reato; la pubblicità che ne trae è come fare propaganda alle mafie.
E' solo colpa del nostro Parlamento (che ha avuto tra le sue fila una Cicciolina) se questi reati contro la società non sono perseguibili penalmente.
Non ho mai condiviso l'idea che i sacerdoti giochino pubblicamente al calcio e mi ripugna pensare che la loro squadra debba trovarsi in campo con avversari come porno attori.
@ Aldo: non capisco cosa c'entri "l'igiene intima" con questa domanda e quindi non so risponderti né so se debba "scandalizzarmi" per altri argomenti diversi da questo.