Caro Jean, ti rispondo anche se hai già chiuso la domanda.
Rispetto alla bellissima risposta che hai scelto come migliore (e che mi ha toccato) io voglio solo fare una precisazione, diciamo così, tecnica, teologica: credere all'immortalità dell'anima non è necessario per essere cristiani.
La Bibbia è supportata da antropologie diverse, ma la prevalente (quella di anima ebraica, semita) quando parla di "anima", "spirito", carne", intende sempre l'intera persona, colta da punti di vista diversi. Più o meno, anima è l'uomo in quanto vivente, spirito l'uomo in quanto idealità pensiero e progettualità, carne o corpo l'uomo come individuo ed essere in relazione (siamo in relazione attraverso i 5 sensi), anche debole, vulnerabile. Sempre dell'uomo tutto intero si parla. Come se noi dicessimo (esempi che faccio ora, ad hoc) "la creatura superiore", "Il mortale", "il terrestre", sempre intendendo l'uomo.
Ma l'autore del libro della Sapienza (che sembra essere l'ultimo scritto dell'Antico Testamento) cerca di inculturare il messaggio biblico in una civiltà mutata; l'ebraismo è entrato in contatto con la filosofia greca, allora questo autore raccoglie la sfida e prova ad esprimere lo stesso messaggio con categorie culturali diverse. Accoglie l'antropologia greca, che vede l'uomo come composto di anima e di corpo. In quel testo allora le due parole cambiano di significato e dicono ciascuna una parte dell'uomo. (Wittgenstein diceva che una parola prende significato dal contesto in cui è situata).
Per molto tempo siamo rimasti ancorati alla visione greca della realtà; la filosofia greca ha permesso alla chiesa, nei primi secoli, di esprimere con esattezza delle realtà di fede che erano delicate e facilmente storpiabili (natura, persona...). E forse abbiamo preso lo schema greco come se fosse più di uno schema mentale, atto a capire il mondo e noi stessi; ne abbiamo fatto una questione di sostanza! Solo in tempi recenti si guarda all'uomo in maniera olistica -che, guarda caso, è la più vicina al mondo mediorientale antico, biblico-.
Quello che interessa al credente è che alla morte risorgeremo, come Cristo è risorto e ci ha aperto la porta del cielo. Risorgeremo con la "carne" = il nostro io individuale, percepibile come io; non come asseriscono le filosofie orientali, immersi e dispersi nel tutto, indistinti.
Religione e filosofia sono due cose diverse. La Bibbia adopera indifferentemente una o l'altra antropologia, a seconda della cultura in cui è immersa; e così il cristiano. Come scienza e fede non si oppongono nè si sostengono l'una con l'altra, perchè sono pertinenti a campi diversi, così pure filosofia e fede.
Puoi abbracciare qualsiasi filosofia sull'uomo -purchè non sia palesemente atea- e restare credente. Galilei Galilei, giocando con l'ambivalenza della parola "cielo", diceva che "la scienza c'insegna come è fatto il cielo, la Bibbia/la fede come si vada in cielo".