Dunque... vediamo un po' quale problema proponi di risolvere attraverso il solito strumento della dialettica estrema.
Mi sembra che tu affermi l'esistenza di enti che cercano di dimostrare l'inesistenza di altri enti basandosi sul presunto dovere non compiuto di altri enti ancora di produrre generiche prove sull'esistenza dell'ente postulato.
Un vero casino infernale!!!
La prima cosa che mi sovviene nella capoccia è il CUI PRODEST???
Cui prodest scelus, is fecit! (Eheheheheheh!)
Ma tralasciamo questo sfoggio inusitato di latinorum genegnocchista ed andiamo al punto dell'intricata faccenda.
Vi sono certo attori ben definiti che tramano le loro trame tramando nell'ombra, ma anche alla luce dei monitor se questo gli piace gli pare o gli fa comodo.
Individuiamo subito i principali:
L'ente incredulo che non crede: l'incredente!
L'ente credulo che crede: il credente!
L'ente dubbioso che dubita: il tentennante!
L'ente colpevole di esistere e non esistere allo stesso tempo: Dio!
(Oh... il Capo Esiste e l'ho già dimostrato con miriadi di prove oggettive, quindi non perdo ulteriore tempo per cercare di introdurlo nella vostra dura cervice)
Per trovare l'accordo e cambiare la natura degli enti disputanti bisogna innanzi tutto trovare un solido sistema di dimostrazione di quel che si va a disquisire.
Certo qui si sottintende per dimostrazione dell'esistenza di un ente la sua effettiva azione in quel che può essere definito l'universo percettibile.
Può quindi l'ente in questione essere considerato trascendente?
E perché no? La trascendenza non implica che esso non possa operare come qualsiasi ente immanente, significa soltanto che si estende oltre il percettibile.
Di tutto ciò che trascende senza oltrepassare possiamo forse affermare l'esistenza?
Non è corretto affermare che i sogni esistono in modo sognante in un mondo sognato quando è implicito che per esistenza intendiamo la dimostrazione delle azioni di un ente qualsiasi nella realtà oggettiva, dove oggettiva è da interpretarsi semplicemente come condivisa e condivisibile.
I sogni agiscono? Niente affatto! Al limite possono essere motivazioni, ma mai soggetti in grado di compiere azioni sulla realtà.
Vogliamo considerare Dio alla stregua di un sogno? Accomodiamoci, ma poi non pretendiamo credibilità semplicemente affermando DIO C'E'!
Ovviamente anche l'affermazione uguale e contraria non è degna di nessuna credibilità, fermandosi ad essere valida sempre nello stesso sognante mondo sognato ma niente affatto condiviso ne tantomeno partecipato.
Ora tu affermi che sarebbe meglio interrogarsi sul senso dell'esistenza di tutto ciò che appare esistente dando per credibile esistenza solo per il fatto che esista per te.
Ma come si fa ad interrogarsi sull'esistenza di qualcosa che è sconosciuta?
Di cui so per sentito dire?
Posso al limite interrogarmi sul motivo per cui pretendi di condividere quel che è evidentemente palese solo per te, posso anche speculare e rilevare le caratteristiche dell'ente di cui parli attraverso le tue descrizioni, ma per credere nella sua esistenza ci vuole un atto di fede nei tuoi confronti, prima ancora che in Babbo Natale o nel Drago Verde.
Il fatto di prendere atto che pretendi di considerare la realtà influenzata dall'azione di questi due enti, non significa che io possa accomunarmi alle tue interpretazioni.
Anche ammesso che tu ne affermi solo l'esistenza senza che essi influenzino in alcun modo la realtà non può avere gran significato per quanto mi riguarda.
Che senso ha per te se affermo che il Capo in questo momento passeggia nel deserto con Priscillo?
Puoi ritenere questo mio sogno reale e significativo? Esistente?
Per te esisto io attraverso il rapporto con cui ci relazioniamo, ma solo per me esiste il Capo con cui ho una relazione profonda ed assolutamente esclusiva.
Se non ti dimostro che esso si relaziona anche con te, tu non crederai mai nella sua esistenza, limitandoti a speculare sulla sua ragionevolezza.
Ora l'onere della prova a chi compete? A chiunque abbia interesse a dimostrare agli altri la veridicità e la credibilità delle sue affermazioni e deve essere una prova che sia in qualche modo percepibile e condivisibile nei suoi fondamenti.
L'inesistenza è implicita fino a dimostrazione dell'esistenza? Ma certo! Esattamente come l'ignoranza è condizione implicita fino al raggiungimento della conoscenza.
Perché mai applicare due pesi e due misure?
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Boh? A volte non capisco dove vuoi arrivare!
Vuoi pacificare la sezione Religione & Spiritualità?
Vuoi semplicemente dare il tuo punto di vista?
Considerare le prove semplicemente un metodo per condividere il proprio pensiero mi sembra riduttivo.
La prova non solo condivide il pensiero ma riesce anche ad imporre un'interpretazione comune e questo mi sembra che sia evidente.
Se Dio apparisse in questo momento davanti a tutti gli atei della sezione, che forse qualcuno di loro oserebbe dire che non è vero?
Si cacherebbero nelle mutande (scusa il linguaggio da empirico maneggione) ed andrebbero in chiesa ad accendere i ceri ed a servir messa come chierichetti.
Allo stesso modo non credo affatto che qualcuno di loro voglia negare Dio come sentimento, anche se loro non lo concepiscono.
Però come puoi facilmente notare, Dio esiste come sentimento solo secondo te e forse pochi altri, quello è il tuo Dio. Ma qui ognuno ha una sua personalissima versione di Dio, che vorrebbe condividere con gli altri ma della quale non porta riscontro.
Affermiamo allora che tutti questi Dio esistono ugualmente?
Li rapportiamo tutti ad un sentimento inesprimibile agli altri?
Mi pare però che chi crede non s'accontenti di dimostrare questo sentimento ma voglia dimostrare Dio inequivocabilmente attraverso la descrizione di fenomeni rilevabili sperimentalmente di cui Lui è causa.
E allora la battaglia è su questo piano, la prova deve tener conto delle esigenze dei "combattenti", ognuno dei quali utilizza come arma tutto ciò che riesce ad infilarsi nei punti deboli dell'avversario.
A me non interessa che tu provi l'esistenza dei tuoi sentimenti: li dimostri essendone tu stesso manifestazione e come prova mi basta e m'avanza pure; non puoi però pretendere che questo sia condiviso ed accettato da tutti, perché cadi nello stesso errore dei "guerriglieri" che tanto ti infastidiscono.
Pace e bene fratello Maral!