Domanda:
L'apostolo Paolo?
anonymous
2007-10-17 22:36:17 UTC
Era stato ammaestrato in un modo,ma Gesù lo cambiò totalmente!,divenne l'apostolo dell'amore,umile,ma nello stesso tempo severo e geloso del vangelo di Cristo,
non sono più io che vivo,ma Cristo che vive in me.........
chi mi descrive con i minimi particolari la vita di Paolo?
a voi le risposte!
saluti
Dodici risposte:
anonymous
2007-10-18 03:14:59 UTC
Una domanda molto interessante questa!.

Certamente la cosa che mi piace di più di

questo apostolo che non'era sottomesso

più ad'una istituzione religiòsa,ma a Cristo Gesù!,e non'era più il grande Gamaliele ad

impartire gli ordini su Paolo,ma lo Spirito Santo!.

Insomma Paolo un grande esempio e al cui

la Cristianità di oggi compreso molti servitori del Signore,(molti deviati ha causa del dio denaro)dovrebbero prendere l'esempio del ministero di Paolo.

E come detto,lui non'era sottomesso o prigiòniero di una organizzazione religiòsa,

ma era prigiòniero della Parola,era prigiòniero di Cristo!.

Quando venne inprigionato dagli uomini,indirizzò la sua lettera a Filemone dal fondo di quella prigiòne dicendo di essere prigiòniero di Cristo!,ma non credo che parlasse della prigiòne in cui si trovava in quel momento,ma si riferiva la sua espressione di essere prigiòniero del Signore Gesù Cristo!.

Paolo fu un grande erudito nel suo tempo,e con tutte le sue ambizioni nel suo tempo,ammaestrato dal grande Gamaliele.

Un giovane molto colto,intelligente e con le grande ambizioni di diventare un sommo sacerdote del suo popolo.

Era stato ammaestrato per raggiungere un'alto traguardo!

e agiva però al contrario della parola di Dio!,

riceveva degli incarichi dal suo alto clero contro la Chiesa di Cristo!,andava a smascherare coloro che adoravano Dio in maniera contraria agli ordini del Sommo sacerdote di quel tempo!,e di legarli,metterli in prigione o a morte,credendo di offrire un gran servizio a Dio!,ma tutto ciò che aveva imparato,Dio gliè lo tolse! sulla via di Damasco!

infatti,mentre egli percorreva quella via,Gesù pose fine al progetto di Paolo!

"Saulo,Saulo,perchè mi persequiti?"

"Signore!,chi sei Tu,Signore?"

"Io sono Gesù che tu persequiti"

un duro colpo per Paolo!

una sorpresa per il teologo aspirante sommo sacerdote!

sentirsi dire: "Io sono Gesù perchè mi persequiti?"

un capovolgimento per Paolo!

tutto ciò che aveva imparato venne capovolto!,tutta la sua istruzione divenne senza valore!

Dio lò chiamò,e lo riportò indietro,e cambiò tutta la sua comprensione,tutto ciò che aveva imparato!,venne tutto spazzato via!,

l'Amore di Dio fu talmente straordinaria in Paolo che non pote più separarsi!.

Ecco uno dei grandi apostoli del Signore che divenne l'Ambasciatore di Cristo! e prigiòniero alla Sua Parola e sotto la potente guida dello Spirito Santo!

Non apparteneva più ha sè stesso,nè tanto meno alle dipendenze di una organizzazione religiòsa!,ma completamente a Cristo è alla Sua Parola!

Paolo,sapeva di non poter andare da qualche parte senza essere attaccato alla Parola!,e sè progettava un viaggio da una parte,lo Spirito Santo lo dirottava da unaltra!

" IO SONO UN PRIGIONIERO DI GESU'

CRISTO!"

un esempio che dovrebbero seguire molti servitori di Dio oggi,deviati dalla Parola del Signore!,che non sono più pescatori di anime ma di denaro!.

Ciao!
anonymous
2007-10-17 23:42:51 UTC
Ottimi links:



http://www.enrosadira.it/santi/p/paolo.htm

http://www.santiebeati.it/search/jump.cgi?ID=20400

http://it.wikipedia.org/wiki/San_Paolo_di_Tarso





.
Sil.Rho. Dio è immensamente ok!
2007-10-18 01:40:11 UTC
hai avuto buonissime risposte da absenthia,su con la vita e i link di franco rossi,è stato davvero ammaestrato e come tutti"gli ammaestrati dagli uomini" si comportava di conseguenza,poi Dio gli ha parlato ed è cambiato,da"religioso",è diventato "cristiano".La religione,non cambia la vita,è fatta di troppe leggi umane,se

conosci Dio,indirettamente da "quelli di chiesa"non conoscerai MAI LA VERITà,siamo noi che la dobbiamo cercare,io,da cattolica credevo "ai religiosi"poi ho letto la Bibbia,bè,quello che ho scoperto,era il contrario di ciò che Dio dice nella sua parola,da allora mi sono convertita a Dio,

la mia vita è cambiata,anche il carattere che prima non era certo"cristiano",facevo molte cose,sia x la chiesa che x il paese,ma con una attidudine che era piena di mè,ora amo il mio prossimo come me stessa e non porto più rancori,ho perdonato tutti,amo chi non mi ama,insomma,mi sono convertita,ma non sono più cattolica ma Pentecostale)non si può servire Dio e mammona,solo Dio,quindi è la "relazione"con Dio quella che conta e conoscere la sua volontà,Dio ti benedica.Silvana
?
2007-10-18 01:37:56 UTC
Nei minimi particolari?

Bè, se non era più lui che viveva ma Cristo che viveva in lui, allora basta sapere come ha vissuto Cristo per conoscere la vita di Paolo.
gn60
2007-10-18 00:28:11 UTC
Perchè non leggi un pò la bibbia?, potrai conoscere la vita di Paolo direttamente dalle sue parole, fa bene e non ci sono controindicazioni.....
Absenthia
2007-10-18 00:09:13 UTC
Paolo di Tarso (Saulo in origine), canonizzato come San Paolo apostolo († 67), è considerato da molti cristiani il più importante discepolo di Gesù, nonostante – va ricordato – non fosse tra i dodici apostoli, né tra quelli che seguirono di persona la predicazione di Gesù. Resta comunque annoverato tra gli apostoli in quanto massimo diffusore del messaggio evangelico e, secondo molti, la più importante figura nello sviluppo del Cristianesimo. San Paolo rappresenta un grande esempio di fede per la quale cambiò completamente la propria vita, in seguito ad un evento miracoloso come da lui stesso descritto, dedicandola esclusivamente alla diffusione del Vangelo di Gesù Cristo, per il quale testimoniò fino alla morte.



Nacque a Tarso, in Cilicia, tra il 5 e il 10 d.C. da una famiglia ebrea della diaspora. Tarso era a quel tempo città cosmopolita, dove vi era una fiorente comunità ebraica, di cui faceva parte il padre commerciante di tende. Essendo di tale città, aveva diritto di cittadinanza romana, come disposto prima da Marco Antonio e successivamente dall'imperatore Augusto. San Girolamo riferisce, ma non sappiamo da quale fonte abbia attinto, che i suoi genitori erano originari della piccola città di Gischala in Galilea, e che essi si trasferirono, con il piccolo, a Tarso quando i Romani conquistarono la città. Questo dettaglio non è storicamente attendibile, ma comunque l'origine galilea della famiglia non è improbabile, essendo appartenente alla tribù di Beniamino. Forse, come tipicamente era d'uso, portò quasi subito due nomi, uno ricevuto il giorno della circoncisione, "Saulo" (nome del re Saul, della tribù di Beniamino, e che ha significato di "implorato al Signore"; l'altro, latino, essendo civis romanus, Paolo, forse in relazione alla sua bassa statura o piccola corporatura, oppure più semplicemente, per la somiglianza omofonica con Saulo). Crebbe nel tipico ambiente della città di cultura ellenistica ma con una perfetta educazione ebraica che completò a Gerusalemme; imparò l'ebraico dai genitori e il greco dalla scuola, divenendo praticamente bilingue. Come tutti i veri ebrei imparò il mestiere del padre, cioè costruire tende, mestiere che continuò a fare anche durante l'apostolato per il mondo. Morì martire a Roma nel 67 dopo due anni di prigionia.
su con la vita!
2007-10-17 23:45:13 UTC
San Paolo era uno dei più grandi discepoli di Gesù sebbene non sia mai stato vicino a Gesù quand'era in vita.

Egli, prima della conversione al cristianesimo era un zelante fariseo, discepolo del maestro Gamaliele il vecchio.

Fu testimone della lapidazione di Stefano tenendo l'abito del protomartire.

Dopo decise di andare a catturare i cristiani di Damasco, ma mentre si trovava in viaggio per la via fu testimone di un miracolo: fu abbagliato da una luce intensa che lo rese cieco e nel frattempo udì la voce di Gesù che gli diceva: "Saulo perchè mi perseguiti?.....Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti......Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia"

Per alcuni giorni Saulo rimase cieco fino a quando Anania, avvertito in una visione dal Signore, andò da Saulo e gli ridiede la vista compiendo un miracolo. Dopo lo battezzò e Saulo cambiò il nome in Paolo. Da allora fu un missionario evangelizzatore che intraprese numerosi viaggi per diffondere la Buona Novella.

Infine fu condotto a Roma, prigioniero e decapitato nel luogo chiamato oggi delle tre fontane perchè secondo la tradizione la testa decapitata di Paolo rimbalzò in tre punti da dove scaturirono miracolosamente tre fontane.
anonymous
2007-10-18 01:17:38 UTC
Nacque a Tarso, un importante città della Cilicia. (At 21:39; 22:3) I suoi genitori erano ebrei e aderivano evidentemente al farisaismo, un ramo del giudaismo. (At 23:6; Flp 3:5) Era cittadino romano dalla nascita (At 22:28), avendo forse suo padre ottenuto la cittadinanza per servizi resi allo stato romano. Paolo probabilmente imparò il mestiere di fabbricante di tende dal padre. (At 18:3) Ma a Gerusalemme fu educato dal dotto fariseo Gamaliele, e questo fa pensare che fosse di una famiglia importante. (At 22:3; 5:34) Può darsi che fin dall’infanzia avesse sia il nome ebraico Saulo che quello romano Paolo (At 9:17; 2Pt 3:15), ma forse l’apostolo preferiva farsi chiamare col nome romano, dato il suo incarico di annunciare la buona notizia ai non ebrei. — At 9:15; Gal 2:7, 8. In quanto alle lingue, Paolo conosceva bene almeno il greco e l’ebraico. (At 21:37-40) Nel periodo in cui viaggiò come missionario non era sposato. (1Co 7:8) In quel periodo, se non anche prima, aveva una sorella e un nipote a Gerusalemme. — At 23:16-22.



Con le sue lettere o epistole, l’apostolo Paolo ebbe il privilegio di contribuire più di chiunque altro alla stesura delle Scritture Greche Cristiane, (note come Nuovo Testamento). Ebbe visioni soprannaturali (2Co 12:1-5) e, mediante lo spirito santo, fu in grado di parlare numerose lingue straniere. — 1Co 14:18.



La Bibbia presenta per la prima volta Saulo o Paolo come il “giovane” ai cui piedi deposero i mantelli i falsi testimoni che lapidarono Stefano, discepolo di Cristo. (At 6:13; 7:58) Paolo approvava l’omicidio di Stefano e, per zelo mal riposto basato sulla tradizione, iniziò una campagna di crudele persecuzione contro i seguaci di Cristo. Quando si trattava di condannarli a morte, votava contro di loro. Durante i processi nelle sinagoghe cercava di costringerli ad abiurare. Estese la persecuzione ad altre città oltre Gerusalemme, e si procurò perfino un’autorizzazione scritta del sommo sacerdote per andare a scovare i discepoli di Cristo fino a Damasco in Siria, molto più a N, e portarli in catene a Gerusalemme, probabilmente perché fossero processati dal Sinedrio. — At 8:1, 3; 9:1, 2; 26:10, 11; Gal 1:13, 14.



Mentre Paolo si avvicinava a Damasco, Cristo Gesù gli si rivelò in una luce sfolgorante e gli diede l’incarico di essere servitore e testimone delle cose che aveva visto e di quelle che doveva ancora vedere. Anche coloro che erano con Paolo caddero a terra a motivo di questa manifestazione e udirono qualcuno parlare, ma solo Paolo capì le parole e rimase accecato, così che dovette essere accompagnato per mano a Damasco. (At 9:3-8; 22:6-11; 26:12-18) Per tre giorni non mangiò né bevve. Poi, mentre pregava in casa di un certo Giuda a Damasco, vide in visione Anania, discepolo di Cristo, entrare e ridargli la vista. Quando la visione divenne realtà, Paolo fu battezzato, ricevette lo spirito santo, mangiò e riacquistò le forze. — At 9:9-19.



Secondo Atti 9:20-25 Paolo rimase per un po’ con i discepoli di Damasco e “immediatamente” cominciò a predicare nelle sinagoghe del posto. Continuò l’attività di predicazione finché dovette lasciare Damasco a motivo di un complotto per ucciderlo. Nella lettera ai Galati, però, Paolo dice di essere andato in Arabia dopo la conversione, e di essere poi tornato a Damasco. (Gal 1:15-17) Non è possibile stabilire quando ebbe luogo il viaggio in Arabia nel corso degli avvenimenti.



Può darsi che Paolo sia andato in Arabia subito dopo la conversione per meditare su ciò che Dio voleva da lui. In questo caso, l’uso del termine “immediatamente” da parte di Luca significherebbe che, immediatamente dopo il suo ritorno a Damasco, Paolo cominciò a predicare insieme ai discepoli. Tuttavia, in Galati 1:17 Paolo vuole evidentemente sottolineare che non salì immediatamente a Gerusalemme; che l’unico luogo oltre Damasco dove andò in quel periodo era l’Arabia. Quindi non è detto che il viaggio in Arabia sia avvenuto immediatamente dopo la conversione. Può darsi che prima Paolo sia rimasto qualche giorno a Damasco e abbia subito ripudiato pubblicamente la sua precedente condotta di oppositore, parlando della sua fede in Cristo nelle sinagoghe. Poi può aver fatto il viaggio in Arabia (l’effettivo scopo del quale non è rivelato) e al suo ritorno può aver continuato a predicare a Damasco, facendolo con tale vigore che i suoi oppositori cercarono di metterlo a morte. Le due versioni si completano anziché contraddirsi, e l’unica incertezza riguarda il preciso ordine degli avvenimenti, che semplicemente non è indicato.



Giunto a Gerusalemme (forse nel 36 d.C.; i tre anni menzionati in Galati 1:18 potrebbero essere parte di tre anni), Paolo constatò che i fratelli di quella città non credevano che fosse un discepolo. Tuttavia, “Barnaba venne in suo aiuto e lo condusse dagli apostoli”, evidentemente Pietro e “Giacomo il fratello del Signore”. (Giacomo, anche se non era uno dei dodici, poteva essere chiamato apostolo essendo tale per la congregazione di Gerusalemme). Per 15 giorni Paolo rimase con Cefa (Pietro). Mentre era a Gerusalemme parlò con franchezza nel nome di Gesù. Quando i fratelli appresero che per questo gli ebrei di lingua greca cercavano di uccidere Paolo, “lo condussero a Cesarea e lo mandarono a Tarso”. — At 9:26-30; Gal 1:18-21.



A quanto pare Paolo (verso il 41 d.C.) ebbe il privilegio di avere una visione soprannaturale così reale da non sapere se era stato rapito al “terzo cielo” corporalmente o no. Il “terzo cielo” sembra riferirsi al grado superlativo dell’estasi nella quale egli ebbe la visione. — 2Co 12:1-4.



In seguito Barnaba condusse Saulo da Tarso ad Antiochia per promuovere l’opera fra la popolazione di lingua greca. Verso il 46 d.C., dopo un anno di lavoro ad Antiochia, Paolo e Barnaba furono inviati dalla congregazione a Gerusalemme per portare soccorsi ai fratelli di quella città. (At 11:22-30) Fecero ritorno ad Antiochia insieme a Giovanni Marco. (At 12:25) Dopo ciò lo spirito santo ordinò che a Paolo e Barnaba fosse affidata un’opera speciale. — At 13:1, 2.



PRIMO VIAGGIO MISSIONARIO (mi fermo a questo altrimenti occuperei uno spazio enorme)



Dunque.. seguendo la direttiva dello spirito, Paolo, in compagnia di Barnaba, e con Giovanni Marco come servitore, iniziò il primo viaggio missionario (ca. 47-48 d.C.). Imbarcatisi a Seleucia, porto di Antiochia, salparono per Cipro. Cominciarono a ‘proclamare la parola di Dio’ nelle sinagoghe di Salamina, città sulla costa E di Cipro. Attraversata l’isola, giunsero a Pafo sulla costa O. Là lo stregone Elima cercò di impedire che venisse data testimonianza al proconsole Sergio Paolo. Allora Paolo fece sì che Elima fosse colpito temporaneamente da cecità. Stupito dall’accaduto, Sergio Paolo diventò credente. — At 13:4-12.



Da Pafo, Paolo e i suoi compagni salparono per l’Asia Minore. Quando giunsero a Perga, nella provincia romana della Panfilia, Giovanni Marco li lasciò e tornò a Gerusalemme. Paolo e Barnaba invece si diressero a N verso Antiochia di Pisidia. Vi trovarono molto interesse, ma alla fine furono scacciati dalla città dietro istigazione degli ebrei. (At 13:13-50) Impavidi, si diressero a SE verso Iconio, ma anche là gli ebrei aizzarono la folla contro di loro. Saputo di un tentativo di lapidarli, Paolo e Barnaba fuggirono a Listra nella Licaonia. Quando Paolo guarì un uomo zoppo dalla nascita, la popolazione di Listra pensò che Paolo e Barnaba fossero dèi incarnati. Più tardi però ebrei di Iconio e di Antiochia di Pisidia sobillarono la folla contro Paolo così che lo lapidarono e lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. Tuttavia, quando fu circondato dai conservi cristiani, Paolo si alzò e rientrò a Listra. L’indomani lui e Barnaba partirono per Derbe. Dopo avervi fatto numerosi discepoli, tornarono a Listra, Iconio e Antiochia (in Pisidia), per rafforzare e incoraggiare i fratelli, e per nominare anziani che prestassero servizio nelle congregazioni stabilite in quelle località. In seguito predicarono a Perga, e poi si imbarcarono nel porto di Attalia diretti ad Antiochia di Siria. — At 13:51–14:28.



Qualche tempo dopo, Pietro si recò personalmente ad Antiochia di Siria e stava in compagnia dei cristiani gentili. Ma quando arrivarono certi ebrei da Gerusalemme, egli, evidentemente per timore degli uomini, si separò dai non ebrei, agendo così contrariamente alla direttiva dello spirito, dato che per Dio non esistevano distinzioni carnali. Persino Barnaba fu sviato. Notando questo, Paolo con coraggio riprese pubblicamente Pietro, poiché il suo comportamento nuoceva al progresso del cristianesimo. — Gal 2:11-14.



Data la fedeltà con cui seguiva l’esempio di Cristo, l’apostolo Paolo poté dire: “Divenite miei imitatori”. (1Co 4:16; 11:1; Flp 3:17) Era pronto a seguire la direttiva dello spirito di Dio. (At 13:2-5; 16:9, 10) Non era un venditore ambulante della Parola di Dio, ma parlava mosso da sincerità. (2Co 2:17) Benché fosse colto, Paolo non cercava di impressionare altri con le sue parole (1Co 2:1-5) né cercava il favore degli uomini. (Gal 1:10) Non insisteva nel fare ciò che aveva diritto di fare, ma si adattava alle persone a cui predicava, badando di non fare inciampare altri. — 1Co 9:19-26; 2Co 6:3.



UN ESEMPIO DA IMITARE



Nel corso del suo ministero Paolo s’impegnò con zelo, percorse migliaia di chilometri per mare e per terra, stabilì molte congregazioni in Europa e in Asia Minore. Perciò non aveva bisogno di lettere di raccomandazione scritte con inchiostro, ma poteva presentare lettere viventi: persone che erano diventate credenti grazie ai suoi sforzi. (2Co 3:1-3) Eppure riconosceva umilmente di essere uno schiavo (Flp 1:1), obbligato ad annunciare la buona notizia. (1Co 9:16) Non si attribuì merito alcuno, ma rese ogni onore a Dio come a Colui che era responsabile della crescita (1Co 3:5-9) e che l’aveva reso adeguatamente qualificato per il ministero. (2Co 3:5, 6) L’apostolo apprezzava molto il proprio ministero, lo glorificava e lo riconosceva come un’espressione della misericordia di Dio e del Figlio suo. (Ro 11:13; 2Co 4:1; 1Tm 1:12, 13) A Timoteo scrisse: “Per questo mi fu mostrata misericordia, affinché per mezzo di me quale caso principale Cristo Gesù dimostrasse tutta la sua longanimità a modello di coloro che riporranno la loro fede in lui per la vita eterna”. — 1Tm 1:16.



Poiché aveva perseguitato i cristiani, Paolo non si riteneva degno di essere chiamato apostolo e riconosceva di essere tale solo per immeritata benignità di Dio. Poiché non voleva che questa immeritata benignità gli fosse stata manifestata invano, Paolo si diede da fare più degli altri apostoli. Eppure si rendeva conto che solo per immeritata benignità di Dio era in grado di svolgere il suo ministero. (1Co 15:9, 10) “Per ogni cosa”, disse Paolo, “ho forza in virtù di colui che mi impartisce potenza”. (Flp 4:13) Soffrì molto, ma non si lamentò. Paragonando le sue esperienze con quelle di altri, verso il 55 d.C. scrisse: “In fatiche più abbondantemente, in prigioni più abbondantemente, in percosse all’eccesso, in pericoli di morte spesso. Dai giudei ricevetti cinque volte quaranta colpi meno uno, tre volte fui battuto con le verghe, una volta fui lapidato, tre volte subii naufragio, ho trascorso una notte e un giorno nel profondo; in viaggi spesso, in pericoli di fiumi, in pericoli di banditi di strada, in pericoli da parte della mia razza, in pericoli da parte delle nazioni, in pericoli nella città, in pericoli nel deserto, in pericoli nel mare, in pericoli tra falsi fratelli, in fatica e lavoro penoso, in notti insonni spesso, nella fame e nella sete, nell’astinenza dal cibo molte volte, nel freddo e nella nudità. Oltre a queste cose di fuori, vi è ciò che mi assale di giorno in giorno, l’ansietà per tutte le congregazioni”. (2Co 11:23-28; 6:4-10; 7:5) Oltre a tutto ciò e ad altre difficoltà che incontrò negli anni successivi, Paolo dovette lottare con una “spina nella carne” (2Co 12:7), forse un disturbo agli occhi o d’altro genere. — Cfr. At 23:1-5; Gal 4:15; 6:11.



FU UNO DEI DODICI APOSTOLI?



Pur essendo fermamente convinto del proprio apostolato e avendone le prove, Paolo non si incluse mai fra “i dodici”. Prima della Pentecoste, in seguito all’esortazione scritturale di Pietro, l’assemblea cristiana aveva cercato un sostituto dell’infedele Giuda Iscariota. Due discepoli erano stati scelti come candidati, forse mediante il voto dei componenti maschi dell’assemblea (Pietro si era rivolto a loro chiamandoli “uomini, fratelli”; At 1:16). Poi avevano pregato Geova Dio (cfr. At 1:24 con 1Sa 16:7 e At 15:7, 8) affinché fosse Lui a designare quale dei due aveva scelto per sostituire l’apostolo infedele. Dopo aver pregato tirarono a sorte, e “la sorte cadde su Mattia”. — At 1:15-26; cfr. Pr 16:33.



Non c’è ragione di dubitare che Mattia fosse stato scelto da Dio, anche se è vero che, una volta convertito, Paolo divenne un personaggio di spicco e le sue fatiche superarono quelle di tutti gli altri apostoli. (1Co 15:9, 10) Tuttavia nulla indica che Paolo fosse personalmente predestinato a divenire un apostolo così che in effetti Dio non avrebbe esaudito la preghiera dell’assemblea cristiana, ma avrebbe tenuto vacante il posto di Giuda fino alla conversione di Paolo e reso pertanto la nomina di Mattia una semplice decisione arbitraria dell’assemblea cristiana. Al contrario, ci sono validi motivi per ritenere che Mattia venisse scelto da Dio come sostituto.



Alla Pentecoste il versamento dello spirito santo conferì agli apostoli poteri straordinari; essi sono gli unici di cui si dica che potessero imporre le mani sui nuovi battezzati e trasmettere loro i miracolosi doni dello spirito.

Se Mattia non fosse stato realmente scelto da Dio, la sua incapacità di far questo sarebbe stata evidente a tutti.

La Bibbia mostra che non fu così. Luca, lo scrittore di Atti, fu compagno di viaggio di Paolo e partecipò con lui a certe missioni, per cui il libro di Atti rispecchia senz’altro l’opinione di Paolo stesso. Il libro dice che “i dodici” nominarono i sette uomini incaricati di risolvere il problema della distribuzione dei viveri. Questo avvenne dopo la Pentecoste del 33 d.C. ma prima della conversione di Paolo. Perciò qui Mattia viene incluso fra “i dodici”, e insieme agli altri apostoli impose le mani sui sette prescelti. — At 6:1-6.



A che serviva dunque l’apostolato di Paolo?

Gesù stesso gli disse che doveva servire a uno scopo particolare, non per sostituire Giuda, ma affinché Paolo prestasse servizio come ‘apostolo [inviato] alle nazioni’. (At 9:4-6, 15) Paolo riconobbe che questo era lo scopo del suo apostolato. (Gal 1:15, 16; 2:7, 8; Ro 1:5; 1Tm 2:7)
?
2017-03-06 12:47:42 UTC
Una mia amica è riuscita a rimanere incinta grazie all'aiuto di questo programma http://GravidanzaMiracolosa.netint.info/?e79l

​Se sei solita predere la pillola o altri tipi di anticoncezionali che alterano il tuo naturale equilibrio ormonale, il tuo corpo potrebbe aver bisogno di un po' di tempo per abituarsi al cambiamento ormonale in atto. Continuare ad aspettare e sperare può essere davvero snervante.
miticomix
2007-10-18 00:25:48 UTC
Basta con queste fantasticherie.



Un pò di vita nel presente, su.
barbadanta
2007-10-17 23:08:06 UTC
è così
XXXXXX
2007-10-17 22:52:13 UTC
Paolo ..... behh....uhmmm....insomma... e poi ....


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