Domanda:
Non vi sembra che l'etica terapeutica (come psicoterapia) fa tacere le voci che rifiutano di uniformarsi?
gatta nera
2010-05-29 15:09:47 UTC
Un utente ha fatto la domanda: Di cosa hanno paura le persone che vogliono uniformare il pensiero? Rispondendo alla domanda mi è venuto in mente che forse l'utente non aveva in mente la religione. Cmq, la mia risposta er scelta come la migliore, quindi la religione forse era sottointesa. Ma il mio pensiero correva già... Prendendo spunto da questa domanda faccio un'altra: non vi pare che LA DIFFUSA PRATICA PSICOTERAPEUTICA RAPPRESENTA UNA VERSIONE DELL'ETICA DELLA SALVEZZA DELL'ANIMA CON CUI LA RELIGIONE HA SEMPRE TENUTO GLI UOMINI SOTTO TUTELA? La terapia antidepressiva, antiansiolitica, tranquilizzanti, calmanti, ecc. riduce al silenzio le voci che non vogliono uniformarsi, che si ribellano, quindi possono creare dei conflitti e portare alle tensioni sociali. Con terapia spesso si risolve un problema in apparenza privato dell'individuo che in realtà è una questione pubblica. A me è venuto in mente che una mia amica (curata dall'ansia e depressione) poteva semplicemente evitare di cadere in depressione se avessi una casa propria almeno popolare e se non avessi perso il lavoro (che era già precario). Adesso la stanno curando dalla fobia del futuro, cercando di scoprire eventuali traumi nel passato quando era bambina. La società ha preso il peggio dalla religione, cioè uniformazione e ubbidienza cieca. C'è forse tanta paura dell'individuo? La società ci fa tutti uguali, tutti devono essere "normali", in senso tutti eterosessuali (ecco perchè psichiatria riteneva omosessualità una malattia!), sempre parte dallo stesso principio - uniformarsi! Qualsiasi cosa non uniformata diventa patologia (depressione o sessualità - non importa!). Ma forse tutto è norma? La depressione è norma se le condizioni della vita non sono gradevoli, anzi, se fanno schifo! Omosessualità e norma, come un modo di amare diverso. Tutto è norma, non esiste patologia (almeno in questi casi, non parlo di deliri e allucinazioni). Anche essere credenti e ateisti è sempre una versione di norma. Siete d'accordo?
Dodici risposte:
Il burbero
2010-05-29 18:13:46 UTC
Scrivi - "La terapia antidepressiva, antiansiolitica, tranquilizzanti, calmanti, ecc. riduce al silenzio le voci che non vogliono uniformarsi, che si ribellano, quindi possono creare dei conflitti e portare alle tensioni sociali"



ASSOLUTAMENTE NO, questa è la TUA VERSIONE ma non è la versione vera. Persone che spontaneamente si sottopongono a tali terapie è perchè RICONOSCONO DI AVERE UN PROBLEMA RELAZIONALE, alias STANNO MALE CON SE STESSI. Non sono felici di come sono, al contrario trovano la loro situazione spiacevole, talvolta insopportabile.

Persone che non riescono a intrattenere una vita sociale produttiva, incapaci di lavorare, affetti da fobie immotivate, da senso di persecuzione, da cambiamenti d'umore drastici ed estremi senza alcun motivo possono anche essere sottoposte a terapia per volere di familiari o di persone responsabili legalmente per loro, in quanto incapaci di intendere e volere. E non perchè possono creare conflitti e tensioni sociali ma perchè parlano da soli ai lati delle strade, molti li vedi per le strade.... abbandonati a loro stessi, questa sarebbe la normalità e gli individui scomodi alla società? O solo dei malati di mente abbandonati e non curati? Perchè così finiscono chi non riceve aiuto psicologico e psichiatrico quando lo chiede.

La terapia le voci le azzittisce, si ma quelle delle allucinazioni che i pazienti schizofrenici credono di sentire nella testa e a cui si sentono obbligati ad obbedire!





Scrivi - "A me è venuto in mente che una mia amica (curata dall'ansia e depressione) poteva semplicemente evitare di cadere in depressione se avessi una casa propria almeno popolare e se non avessi perso il lavoro (che era già precario)."



A te è venuta in mente un emerita corbelleria visto che la vita per tutti non è mai stata facile in nessun tempo e in nessun luogo: perdere casa, lavoro, sostentamento, avere un lutto, etc sono cose che sono sempre successe e a cui gli uomini sono normalmente abituati a poter sopportare e superare. Coloro che non riescono è perchè in loro qualcosa glielo impedisce, può essere un problema psicologico o psichiatrico (psicologico con alla base una disfunzione organica) o entrambe le cose insieme. Come tali questi sono PAZIENTI e vanno CURATI secondo le terapie più adatte al loro caso.





Scrivi - "La società ha preso il peggio dalla religione, cioè uniformazione e ubbidienza cieca. C'è forse tanta paura dell'individuo? La società ci fa tutti uguali, tutti devono essere "normali", in senso tutti eterosessuali (ecco perchè psichiatria riteneva omosessualità una malattia!), sempre parte dallo stesso principio - uniformarsi! "



Stai scherzando vero? L'omosessualità è stata ormai da molto tempo eliminata dal DSM per svariati motivi e, quando era inclusa, lo era tra le devianze sessuali esattamente come il feticismo, non certo tra le forme di malattia mentale. Nessuno serio ha mai cercato di curare l'omosessuale, solo gli "pseudoreligiosi" hanno messo su simili "corsi di riabilitazione" che si son dimostrati aver fatto più danni che altro.





Scrivi - "Qualsiasi cosa non uniformata diventa patologia (depressione o sessualità - non importa!)."



NO qua esageri sul serio, nascondersi sotto un tavolo e passare la vita li sotto con un cappello di carta stagnola sulla testa urlando che gli alieni ti vogliono succhiare il cervello ti sembra normale? ma vedi dove devi andare!





Scrivi - "La depressione è norma se le condizioni della vita non sono gradevoli, anzi, se fanno schifo!"



Ma tu cosa caspita classifichi come "depressione", no perchè sai la condizone clinica è ben diversa da uno che ha passato una brutta giornata o un brutto periodo, è il mantenere quella condizione SEMPRE anche in assenza di motivo e in presenza al contrario di situazioni estremamente favorevoli e stimolanti secondo i gusti della persona. Se il paziente non reagisce positivamente a nessuno stimolo anzi dimostra apatia per tutto beh.... qualcosa di strano ce l'ha!

Eccoti come si fanno le diagnosi, altro che "sta giù di morale!"

http://psyweb.com/Mdisord/DSM_IV/jsp/dsm_iv.jsp



Scrivi - "Tutto è norma, non esiste patologia (almeno in questi casi, non parlo di deliri e allucinazioni)"



Eh no quello che hai scritto prima è esattamente il contrario di quello che affermi ora, tu stai dicendo che alcune forme di disagio mentale sono normalità. Mettiti daccordo con te stessa, lo sdoppiamento di personalità non è normale.

----------------------------

Hai aggiunto una marea di sciocchezze:



scrivi - "so bene che l’omosessualità da qualche anno non è più una malattia, lo dichiarano i principali manuali diagnostici che l’Organizzazione Mondiale sella Sanità, forse non ti sei accorta che ho scritto "riteneva una malattia" (usando l'Imperfetto e non Presente)."



Devianza sessuale non è considerata malattia finchè essa non causi notevole disagio psichico e sociale, non si cura il feticista o il masochista o il sadico o altro ECCETTO se questa cosa non porti comportamenti violenti, autolesionistici, autoemarginatorii o comunque incompatibili con la vita privata e sociale. L'omosessualità era considerata allo stesso modo per questo nessuno serio l'ha mai curata. Leggi bene quello che ti ho scritto e non travisare di proposito.





scrivi - "Non intendevo i casi limiti delle malattie vere e proprie come schizzofrenia. Chi si sente a disaggio dev' essere curato. "



La depressione è una patologia con sintomi clinici perfettamente riconoscibili che sfocia, senza adeguato supporto psicologico, in sindromi depressive maggiori quali i disturbi dell'afettivita come ad esempio le varie forme di schizofrenia. Quindi il depresso (ovvero colui a cui viene diagnosticata una forma depressiva) SOFFRE DI DISAGIO PSICOLOGICO che ti piaccia o no. Solo perchè un esordio in forma lieve non vuol dire che sia normalità. D'altronde chi ne è affetto non può neppure rendersi conto che è uno stato di disagio visto che non ha in mente l'idea della felicità, è proprio un concetto estraneo ed inconcepibile a causa di una rete sinaptica alterata in modo non conforme ad uno stato emotivo positivo di qualsiasi tipo.





dici - "Il mio scopo è sfuggire alla dicotomia logica di vero-falso e alla dicotomia etica di bene-male."



No il tuo scopo a quanto sembra è quello di far trascurare malattie psichiatriche agli esordi. E' ben diverso, la patologia ha confini netti ed oggettivi, non c'è soggettività nelle diagnosi se fatte seriamente, per questo esistono le linee guida.





dici - "Per esempio, chi è che stabilisce che l'eccitazione dei neuroni dell'ACC riscontrata negli atei è norma? Perché la bassa eccitazione dell'ACC (tipica nei credenti) deve essere considerata patologia? Solo perchè la maggior parte degli scienziati è atea? Dove finiremo con tale divisione netta? Torneremo alla lobotomia?"



Caçata apocalittica, il tono di un tipo di trasmissione nervosa è associato alla struttura delle sinapsi e alla loro rete di collegamenti che NECESSARIAMENTE è diversa da persona a persona in quanto essa si modifica con le esperienze e l'apprendimento (l'apprendimento, la personalità, i ricordi, le emozioni sono appunto questo! modifca pù o meno permanente della rete di neuroni, questa cosa si chiama "plasticità sinaptica") non si è mai parlato di patologia (infatti è una considerazione tua) ma semplicemente di aree del cervello deputate a ragionamenti logico-matematici. Nessuno ha mai pensato di dire che Dante andasse curato, questa è un estrapolazione tua e anche piuttosto persecutoria, per quale motivo si dovrebbe considerare malato qualcuno che non mostra sintomi di autoemarginazione o autolesionismo di qualsiasi genere?





dici - "Per me la sofferenza che porta alla depressione non è patologia, ma un sintomo di vulnerabilità della condizione umana, della conapevolezza, non richiede cure con medicinali farmacologici."



Per te, peccato che la casistica clinica dice diversamente.
Micia Gialla
2010-05-30 07:15:32 UTC
Premessa: apprezzo chiunque si ponga l'obiettivo di ampliare le proprie conoscenze teorico-pratiche nei propri settori di interesse, in contrapposizione ad un quadro culturale di massa generico, carente e demagogico. Indubbiamente, sei tra quelle persone che mostrano un atteggiamento mentalmente dinamico, dunque una predisposizione verso lo studio sistematico e l'osservazione fenomenologica.







Ma si nota fortemente, altresì, la mancanza di una preparazione propedeutica generale, fondamentale e necessaria per un'analisi strutturale organica che risulti il più possibile razionale, libera da preconcetti e, quindi, accurata.





Non a caso, cadi inconsapevolmente in numerose fallacie logico-argomentative:





1) Fondi disordinatamente ed indiscriminatamente nozioni approssimative e contrapposte di psicologia, psichiatria, sociologia, neuroscienze, etnoantropologia, biologia molecolare, giungendo ad un inevitabile risultato grandemente fuorviante;





2) Inconsciamente legata all'episteme ebraico-cristiana, sulla quale nel corso dei secoli è stato progressivamente delineato l'intero impianto socio-culturale occidentale e mediorientale, ancora oggi alla base degli schemi comportamentali ed educativi di massa, non ne superi i modelli strutturali: li perpetui.



Sostituisci la "divinità trascendente" con la "società", alla quale attribuisci i medesimi tratti archetipici metafisici assegnati ad un "dio unico", emblematica figura di "Pater Familias" assente ed invisibile, sordo agli appelli delle proprie creature sofferenti.



Non a caso, invochi la "società" per la risoluzione dell'umano disagio. Imputandole la responsabilità stessa del malessere, la richiami ai doveri trascurati di assistenza dei "figli", lasciati in balia di un ambiente ostile.



La mutua richiesta di intervento da parte della "società" per la risoluzione delle difficoltà non differisce dalla preghiera accorata verso un dio trascendente e protettore. Persiste la condizione di dipendenza psicologica verso una idealistica e deresponsabilizzante figura dell'entità "padre-educatore-giudice-consolatore";





3) All'interno di questa "società" trascendente ed idealizzata, individui due categorie contrapposte: "credenti" ed atei"; sul modello archetipico della perenne lotta "bene-male", li suddividi arbitrariamente in "buoni e cattivi", contornati da una esigua minoranza di illuminati "asceti non schierati-angeli" al di sopra della massa umana, nella tua analisi;





4) Apparentemente lontana da questa "società trascendente" popolata di credenti ed atei intransigenti sistematicamente in lotta, ti ergi al rango di "osservatore - angelo" super partes, forte esclusivamente dello studio lacunoso su un materiale didattico vetusto ed a tratti ascientifico, auto-eleggendoti inconsapevolmente a "Messia - Paladina" degli "incompresi e dei sofferenti";





5) Strenuamente sicura della giustezza delle tue deduzioni, non contempli la possibilità di errore.



Resti piccata ed offesa dalle opinioni contrarie, anche se tenti di dissimularlo appellandoti ad un non meglio definito "pensiero relativistico", che in ogni caso trova applicazione solo nelle parole, ma non nei fatti.



La reazione non è diversa da quella di un fondamentalista rigidamente ingabbiato nella convinzione di possedere una "verità assoluta".



Di fronte alla critica fondata e motivata, non prendi in esame l'eventualità di essere giunta davvero a conclusioni inesatte e pregiudizievoli. Ti chiudi in una "certezza/verità assoluta", opponendoti non con una dissertazione metodologica logico-scientifica, ma sventolando esclusivamente il "fantasma difensivo" dell'idealizzato "complotto scientifico - Satana", che denigra e tenta di sviare quanti sono nel "giusto - bene".



Emerge di nuovo, e prepotentemente, il condizionamento del substrato societario religioso-abramitico: il "messia-paladino" buono ed i suoi "apostoli-concordatari", portatori della "verità assoluta - conoscenza superiore" , vittime sacrificali di una "società crudele - demoniaca", accusati ingiustamente ed osteggiati dalla scaltra e cattiva congiura ordita da "scienziati - affaristi - manipolatori delle coscienze -maligni".





6) Declassifichi sconsideratamente disturbi della personalità e patologie psichiatriche, relegandole arbitrariamente a mere espressioni di un disadattamento causato dalla "società trascendente colpevole", allineandoti a quelle dottrine religiose che da millenni speculano sul disagio mentale, negandone l'esistenza ed attribuendo alla bisogna le manifestazioni a "visioni celestiali" o "possessioni demoniache".



Con la negazione delle affezioni mentali, malattie fisiologiche e "naturali" a tutti gli effetti, anche se "invisibilmente manifeste", da equiparare alle altre patologie "visibilmente manifeste" (la depressione è una patologia clinica tanto quanto un'ernia del disco; come tale va considerata e curata, senza colpevolizzare il paziente o ignorandone i sintomi!), non fai altro che perpetrare quello schema teologico-societario che tanto contesti.





7) Cadi in contraddizione più volte, a causa delle lacune nell'ambito delle discipline scientifiche a cui ti sei approcciata soltanto superficialmente ed attraverso canali profondamente inadatti, non considerando l'intera gamma degli aspetti psicopatologici, neuropatologici e biofisici, ignorando completamente casistica clinica, principi metodologici, modelli diagnostici e letteratura scientifica di settore.
?
2010-05-31 12:47:26 UTC
___________________________________ Forse qualcuno non avrà dimenticato (e chi non era nato ne avrà sentito parlare) lo speciale trattamento che l'Unione sovietica, negli anni della guerra fredda, era solita usare nei confronti dei dissidenti politici, e con tanta maggiore ragione quanto più trattavasi di intellettuali – non li si condannava penalmente per aver commesso un certo tipo di reato, bensì li si inviava a certi campi di lavoro rieducativo per malati di mente nelle lande siberiane, affinché potessero rileggersi con calma le pagine ufficiali dei sacri testi del comunismo approvato e vidimato dal regime (sicché, se poi fossero guariti, non si sa mai, dalla follia che li affliggeva, non era escluso che potessero "ravvedersi" e tornare).

Con la stessa logica, dopo finita la guerra del Vietnam, anche là era tutta una ri–educazione a chi si fosse intestardito a non capire quanto affettuosamente le Autorità del regime avevano a cuore il destino della popolazione. Ma anche nella Germania nazional–socialista, il diritto penale era molto più attento a mettere a fuoco la personalità del reo (il cosiddetto delinquente–tipo) piuttosto che il singolo fatto-reato, il quale ultimo valeva meglio in funzione di sintomo di una personalità pericolosa piuttosto che come fatto storico penalmente rilevante. (Ovvio che, nella società democratica, è sacrosanta garanzia sedere sul banco degli imputati con l'accusa d'aver commesso un fatto–reato, anziché con l'accusa di avere una certa personalità, la cui pericolosità sociale fosse soltanto rivelata dal fatto commesso).

Mi son permesso di fare questi esempi, più o meno lontani nello spazio e nel tempo, per rendere tangibile il collegamento che mi sembra, dimmi se sbaglio gatta nera, sia al centro della TUA domanda – e cioè non tanto se esista o non esista la cosiddetta malattia mentale, il disturbo della personalità, nevrosi, psicosi e compagnia bella (non vorremmo mai togliere il lavoro agli specialisti!!), quanto, molto più sottilmente, l'uso che, nel sottosuolo inconscio della comunità e dell'intera cultura occidentale, si presta a esser fatto delle categorie stesse di malattia mentale, ecc,,

L' uso, ovviamente, e non l'abuso scopertamente politico degli esempi storici di cui sopra (i quali se lo potevano permettere, all'interno di regimi che si richiamavano esplicitamente a una dottrina o a un certo tipo di "stato etico"). Ma, anche qui, bisogna esser chiari sul fatto che NESSUNO, nell'odierno occidente democratico, voglia usare consapevolmente l'arma della malattia mentale per uniformizzare il pensiero, cloroformizzare il dissenso, o squalificare l'avversario. Si tratta, semplicemente, di spostare l'attenzione sulla POTENZA che la plausibilità di una diagnosi scientifica è in grado di esercitare nella direzione dell'emarginazione di quel pensiero e di chi lo professa o esibisce (il malato, il mentalmente disturbato è peggio etichettato del delinquente – proprio perché, malato d'una malattia d'incerta cittadinanza, vittima lui per primo della sua malattia, è d'altrettanto incerta guarigione).

Il pensiero critico – sulla discendenza del concetto stesso di malattia mentale dal primo positivismo, con l'apertura delle prime cliniche psichiatriche – s'è già espresso in lungo e in largo (v. la famosa "Storia della follia nell'età classica" di Michel Foucault). E altrettanto s'è svolta la messa sotto inchiesta della psichiatria "classica" da parte dell'anti-psichiatria, di cui merita tra l'altro l'attenzione il giovanile e geniale libro "L'io diviso" di Ronald Laing. Costoro, e quelli con loro, evidentemente, altrettanto e prima di Watzlavick, non hanno mai certamente voluto negare il problema individuale dei singoli sofferenti, ma lo hanno diversamente spiegato, anche mettendo in discussione la "catalogazione" dell'essere umano coi riflessi sociali che comporta.

Perché qui sta il punto che, spesso, non si vuol vedere. Non è "colpa" della scienza medica in generale, o di quella psichiatrica in particolare, se "esistono" le malattie e i malati mentali. La scienza fa il suo dovere, e non spetta, almeno direttamente, alla scienza mettere in questione sé stessa sulla base delle conseguenze sociali che la sua diagnosi comporta (anzi, è merito proprio di molti psichiatri sul campo, la liberazione almeno fisica di molti sofferenti). Bisogna, ritengo (ma non lo dico solo io, ovviamente) non dimenticare che la scienza occidentale, il suo metodo, il suo "sistema", lo stesso procedere per concetti, categorie, e catalogazioni, sono la legittima discendenza di quell'antica matrice platonico-aristotelica che, nel bene e nel male, ha segnato l'intero sviluppo dell'Occidente.

E quindi , gatta nera, non mi pare per niente inopportuna la tua intuizione sull' oggettiva strumentalizzabilità sociale delle risorse scientifiche e dei risultati scientifici, da parte delle diverse "dittature" nelle quali s'incarna di volta in volta la commùnis opinio – che è nemica!!, a volte dello stesso "progresso" scientifico. Non vedo alcuna discendenza delle tue diffidenze da pre–impostazioni metafisico-trascendentali-abramitiche – le quali, invece, possono annidarsi nell'inconscio di chi vede, acriticamente, nella stessa scienza, il "padre" protettivo e sempre solerte________________________

_____________________________

Beh, ma allora (ho letto la continuazione di quell' "antipatica" di Micia gialla!! [scherzo, eh!])!! E allora mica siamo tanto lontani!! Forse qui l'ho appena accennato, ma la mia opinione, al di là della tematica specifica, è precisamente e radicalmente quella di rinvenire in quell'antica matrice della metafisica platonico–socratica –aristotelica le strutture fondamentali del nostro stesso pensiero e linguaggio. Tanto che, come da taluni s'è detto dagli anni settanta del novecento, più che parlare e pensare, siamo parlati e siamo pensati dalla stessa civiltà culturale dalla quale veniam fuori (e me compreso, naturalmente!!).

Anche per questo per me hai fatto bene, gatta nera, a metter qua la domanda e non sotto la sez psicologia. Certo, il discorso s'è sviluppato anche sulla realtà della malattia mentale col conseguente dibattito sulla validità scientifica di una diagnosi in termini di patologia. Ma la messa in discussione critica dello status del malato mentale, e dell'astratta usabilità in senso lato ideologica della stessa categoria della malattia mentale – questo rimane, ritengo, un problema "meta"–scientifico, giustamente posto in QUESTA sez nella misura in cui l'hai interpretato all'inizio (nei termini di una versione in chiave moderna "dell'etica della salvezza dell'anima con cui la religione ha sempre tenuto gli uomini sotto tutela", queste le TUE parole).

Io, personalmente, la vedo ancora più radicalmente a monte, nel senso che la stessa re–ligio è già una forma istituzionalizzata del potere e del controllo dell'uomo sull'uomo, una versione già antropologicamente sviluppata, diciamo così, delle forme con cui gli uomini (e le donne) sono tenuti sotto tutela, come dici tu. Ma, questo, è un altro discorso_____________________





O_____O

___________________________ A istinto è una sequenza di pre–studio–del–soggetto–gatta nera (compresa la raccolta–dati personali da domande&risposte), dichiarata appartenenza alla stessa matrice ideale (leggi ateismo) per pre–disporre l'animo al potenziale benessere dell'appartenenza allo stesso gruppo solidale, getto dell'esca anche con simulata provocatorietà verbale ai limiti dell'aggressività, superamento dell'esame, esplicito reclutamento – in perfetto stile re–ligioso_____________________

Ché se poi è un reclutamento lavorativo a tutti gli effetti, càspita, buon lavoro, gatta nera____________________

(però non venitemi a rompere il c@zzo con la new Age scientifica versione nuovo millennio, qui non si@mo tutti degli idioti_____________________
marco meta
2010-05-30 02:54:46 UTC
La tua domanda è complessa e non di facile soluzione. Non si puo' ridurre il tutto all'equazione matto = diverso = liberta'. D'altra parte è anche vero che genio creativo e disturbo mentale spesso sono legati, ma una patologia puo' ad esempio impedire l'estrinsecazione di tale creatività. Nella tua analisi, per alcuni versi giusta, c'è una confusione tra psichiatria e psicoterapia. La psichiatria per molto tempo ha creduto erroneamente che tutte le patologie mentali avessero una origine fisica e che qualsiasi disturbo si potesse curare con ellettroshock o farmaci vari. Anche la psicologia per un certo periodo di tempo ha creduto di poter risolvere tali disturbi esclusivamente con la terapia analitica. In realta' l'approccio piu' recente alle patologie nervose vede una collaborazione tra le due discipline, ad esempio all'inizio di una terapia di attacchi di panico si dara' un farmaco per un periodo limitato nel tempo per alleviare i sintomi e nello stesso tempo si iniziera' una terapia analitica per risalire e comprendere le cause scatenanti. Che questa societa' abbia costruito un mondo fittizio nel quale i modelli sembrano irraggiungibili è innegabile, cosi' come la diversità viene ancora vista con sospetto se non come minaccia per la stabilità della società stessa. Occorre una profonda presa di coscienza individuale che porti ad un miglioramento collettivo del mondo in cui viviamo, pena una infelicità diffusa ed una società ripiegata su se stessa, incapace di rinnovamento.

------------------------------------------



Perdonami allora, ne sai piu' di quanto pensassi, mi piaceva molto il pensiero quasi anarchico di Laing il fondatore dell'antipsichiatria, pero' lo trovo un percorso abbastanza impraticabile nella vita reale, vedi Franco Basaglia. la malattia mentale esiste poichè il cervello umano nella sua complessità puo' presentare molte patologie, cosi' come ogni altro organo del nostro corpo.



--------------------------------------------



Non si stanno divertendo.



Non mi diverto se loro non si divertono.



Se faccio in modo che si divertano, allora potrò divertirmi con loro.



Far sì che si divertano, non è un divertimento. E’ duro lavoro.



Potrò divertirmi a scoprire perché non si divertono.



Non sono tenuto a divertirmi nel cercar di capire il perché

non si divertono.



Ma vi è persino del divertimento nel far sembrare loro che non

mi diverta a scoprire perché non si divertono.



Una bimba si avvicina e dice: divertiamoci.

Ma divertirsi è uno spreco di tempo, perché non

serve a farsi un’idea del perché non si divertono.





Come osate divertirvi quando il Cristo è morto sulla Croce

per voi! Si stava forse divertendo Lui?



da Nodi - Laing
  ♥Amo♥ ♥Cri♥
2010-05-29 17:45:28 UTC
leggendo domanda e risposte, concludo che non avete mai avuto a che fare con parenti affetti da schizofrenia.



in caso contrario la pensereste molto diversamente, e trattereste l'argomento con la rigorosità scientifica che merita.





siete fortunati, vi invidio, e lo dico sul serio.
?
2016-12-17 00:20:00 UTC
io gia' mi meraviglio che l. a. chiesa esista ancora nel 2007,siamo diventati tutti cosi' scolarizzati che ancora crediamo alle loro cazzate,neanche loro c credono a quello che dicono. tu hai perfettamente ragione,anzi,ricordi quando in albania furono stuprate delle suore e l. a. chiesa le fece abortire?fosse successo advert una quindicenne qualunque?e perche' il vaticano nn fa una vita piu' modesta?che diano l esempio !! come si permettono di intervenire a sproposito in politica,se e' impossibile fare un ragionamento costruttivo con loro,che sono tarati advert un paio di fondamentali religiosi? che vadano a lavorareeeeeeeeee
anonymous
2010-06-01 09:30:42 UTC
Conoscendo molto bene Micia Gialla, professionalmente e umanamente, desumo che la sua decisione di intervenire nel dibattito sia motivata dal fatto che ha intravisto in te delle potenzialità non sfruttate. Per questo motivo ho scelto di rispondere a mia volta.





Contrariamente a quanto credi, potrebbe essere tutt'altro che fuori strada.





Asserisci che - testuali parole - i tuoi studi sono laboriosi e profondi. E non aggiornati, anzi profondamente fossilizzati ad un tempo in cui la psicologia era studiata nell'ambito delle branche umanistiche, in assenza di strumenti di verifica concordati scientificamente, aggiungo io.



Dalla fine del ventesimo secolo, grazie al sequenziamento del genoma umano, la genetica ha iniziato a giocare un ruolo chiave in numerose discipline, comprese psicologia e psichiatria.



Attualmente si è orientati verso la psicobiologia, la genetica comportamentale, la psichiatria biologica, l'antropologia evoluzionistica e gli altri rami delle cosiddette neuroscienze, coadiuvati strumentalmente dalle moderne tecniche diagnostiche di neuroimaging.



Da qui la necessità di una profonda revisione degli studi di settore antecedenti alla suddetta data, ormai superati perchè implementati da nuovi dati sperimentali, ed in alcuni casi addirittura confutati.



Con l'auspicio di un ritorno ad una visione filosofica della psicologia - che comunque confondi con la neuropsichiatria quando parli di schizofrenia e psicofarmaci - non fai altro che rievocare i passati modelli di intervento, prettamente ed esclusivamente congetturali, richiamando spettri di elettrochoc, lobotomie e camicie di contenzione.





Traendo informazioni attraverso fonti scadenti, rielaborate e non revisionate scientificamente, corri il perenne rischio di imboccare strade sbagliate, come per i meccanismi di azione della rete neuronale - errore di interpretazione evidenziato da "Il burbero" - oppure per questa tua risposta, che inintenzionalmente mi è capitato di leggere:



https://answersrip.com/question/index?qid=20091027061514AAP8lW9&show=7#profile-info-RJJEFgsYaa



Lungi dal darci per vinti, però.





Ci siamo riorganizzati prontamente, attraverso forum tematici e chat dedicate, frequentati da decine di utenti abituali della sezione "religione e spiritualità", naturalmente nella più assoluta segretezza!



Per mascherare i nostri intenti di conquista del mondo attraverso l'imposizione del regime di pensiero scientifico logico-analitico, abbiamo continuato a servirci dei mezzi offerti da Yahoo Answers.



Mimetizzandoci biecamente per acquisire la fiducia delle vittime, allo scopo di reclutare nuovi adepti dopo una necessaria fase di pre-studio, abbiamo frequentato la sezione, i forum e/o la chat per almeno un anno - in alcuni casi anche di più - interagendo per mezzo di molteplici domande e risposte dei nostri ignari contatti.





Un utente disattento, a prima vista, avrebbe potuto supporre che la lettura dei commenti pubblici fosse del tutto casuale e favorita dalla visibilità delle domande, ottenuta dalle stelline messe dai propri contatti.



Un utente disattento, inoltre, avrebbe potuto ipotizzare che il discreto grado di confidenza acquisito dai frequentatori della sezione fosse dovuto a una conoscenza - virtuale o reale che sia - di gran lunga precedente alla domanda in questione.



Un utente disattento.





Ma non tutti sono così sprovveduti, purtroppo per noi cospiratori.



Qualcuno è riuscito brillantemente ad intuire i nostri veri propositi occulti.







Mi perplimo.
Pesach 3.0 - Jesus King
2010-05-29 15:33:19 UTC
Il concetto di "uniformità" varia nel tempo, ma questa variabilità ha un criterio fisso:



vedendo le cose da un punto di vista evolutivo, tutte le cose cambiano, ma cambiano in una maniera che siano "vitali" e che garantiscano la sopravvivenza e il miglioramento.



Per cui, tu sei troppo relativistica, perchè ad esempio la depressione e l'omosessualità potrebbero essere comportamenti che in certi contesti potrebbero non favorire la sopravvivenza, anzi, la depressione può causare suicidi omicidi e l'omosessualità ad esempio può far separare delle coppie, evitare il nascere di nuovi bambini.. ma non è così semplice.



Uniformazione e obbedienza cieca non sono quello che abbiamo preso dalla religione, in realtà la cosa essenziale della religione, per essere "credibile e sensata" è difendere quella sensibilità al rispetto della vita e evitare tutti quei comportamenti che in qualche modo la attentino.



Certo, ce ne è di lavoro da fare per ridefinire volta per volta i criteri, capirli, discutere insieme, ascoltarsi, ma principalmente: volersi bene, due semplici parole che dicono tutto.
anonymous
2010-05-30 04:09:38 UTC
Bellissima, questa domanda, sono d'accordissimo con te, i pazienti accusano un disagio nell'accettare le norme della società e la psicologia che fa? Invece di rafforzare l'individuo nella sua diversità si ingegna nel cercare di farlo diventare come gli altri, ratificando così il suo "disturbo" comportamentale, e lo imbottisce di psicofarmaci così se ne starà buono e non romperà le scatole al prossimo.

Ogni azione considerata folle non è altro che una celata richiesta di aiuto a chi è a contatto con queste persone (famigliari, amici ecc.ecc.), è l'inconscio che chiede aiuto ad un altro inconscio. Ad esempio la maggior parte dei tentati suicidi sono una richiesta di attenzione, perché chi si vuole suicidare veramente lo fa senza fallire il suo scopo, mentre la "richiesta di aiuto" lascia sempre un ampio margine per poter essere salvati in tempo.

La vera "causa", che gli psicanalisti si ostinano a cercare nel passato è forse più nel presente di quanto possano pensare, e Freud ha fatto forse più danni che conquiste in questo campo.

Sì, anche nella religione viene boicottato il libero pensiero, si tende a imbrigliarlo, uniformarlo e invece di dare consigli per liberare l'individuo si continuano a ratificare dogmi e costrizioni di ogni sorta, imprigionando l'essere spirituale in una nuova gabbia invisibile nella quale crede di essersi spontaneamente rinchiuso.

Ecco perché occorre coltivare un sano dubbio, per evitare le certezze (sicumere), che tanti danni hanno fatto in moltissimi campi.

Ecco perché ammiro tantissimo la frase del Buddha che diceva: "Dubitate, dubitate di tutto, dubitate anche delle mie stesse parole!".

La "Verità" non la troveremo mai, perché troveremo solo delle verità che cambiano, perché la verità stessa è sempre in movimento!
The Resident
2010-05-29 16:14:36 UTC
Bè ce ne sarebbe parecchio da parlare su questo, in linea di massima sono d'accordo.

A tal proposito leggevo sul Venerdì di repubblica che una buona percentuale, mi pare 50% ma non ricordo esattamente, dei relatori del prossimo DSM è in qualche modo legata alle case farmaceutiche. Moltiplicare i disturbi es. dipendenza da internet, vari tipi di depressione, ecc. è una manovra che oltre a potenziare il concetto di norma come controllo di ciò che è accettabile, può avere anche dei tornaconti economici. Chi decide cosa è norma ha il potere. Se uno ha una sofferenza, prima di pensare a "raddrizzarlo", bisognerebbe ascoltarlo. Si dice "disfunzionalità", ma disfunzionalità per chi?

Se guardi in giro il timore di essere "anormali" è fortissimo, ovunque, e i criteri non sono stabiliti sempre da poteri in vista, come la Chiesa. Se fai un giro in Adolescenza e Psicologia, è pieno di domande in cui si chiede se sia normale aver provato X sentimento. Perchè? Perchè esista l'individuo è necessario superare la paura di scoprire sè stessi, di non percorrere per forza strade già battute.

In linea di massima penso anche che non sia possibile un mondo in cui non esistono poteri che decidono cosa è buono, penso che da che mondo è mondo uno debba fare una certa fatica per presentarsi come individuo di fronte agli altri. Allo stesso tempo però ritengo che debba essere rivelato quali sono queste strade già battute e "approvate", cosa che al giorno d'oggi invece si fa spesso fatica a riconoscere. Da una parte perchè i "demistificatori" sono spesso banali o presuntuosi (e spesso hanno l'atteggiamento del tipo: l'x potere vuole che tu la pensi così, ma tu invece sii critico: pensala come me!), e poi perchè pare ovvio che la vita di una persona debba procedere in un certo modo, il lavoro, la salute, ecc...



Riguardo all'omosessualità ti passo questo articolo interessante di uno psicanalista: http://claudiorise.blogsome.com/2010/05/25/anche-i-gay-a-volte-soffrono



@ penso sia la prima volta che difendo gatta nera, ma non vedo una parola in quello che ha scritto che possa far pensare che lei sia contro la cura della sofferenza psichica... per come la interpreto io ha semplicemente abbozzato delle premesse per un'etica che non abbia alla base la presunzione "io so qual è la realtà e come dev'essere, e tu che sei diverso/matto no, quindi adesso te lo spiego io, in vari modi". Non è neanche la prima a dirlo...



@ ti ringrazio. In fondo in fondo io ho sempre pensato che fosse appunto una certa mancanza di certezze a farti esprimere opinioni forti (non molto caute, a mio parere), dette in un modo per contrasto eccessivamente garbato... ti giuro che il tuo "relativismo" è molto ben nascosto in genere :) ma se mi dici che si trattava di provocazioni, capisco...

Ti dirò anche che ultimamente mi sono disilluso abbastanza, per cui non sono più tanto arrabbiato coi vari pulpiti, o comunque molto meno di prima, perchè come ho scritto penso siano ineliminabili, e debba essere l'individuo ad emanciparsi e poi scegliere cosa fare e chi essere nonostante tutto (che può essere anche quel che dice il pulpito, ma a quel punto non sarebbe più condizionamento), questa mi pare l'unica strada (e poi in Italia attaccare i poteri è uno sport nazionale, un gioco, molti di quelli che lo fanno di professione diventano subito a loro volta un altro pulpito da seguire ciecamente).



Comunque qui abbiamo parlato quasi di filosofia. È chiaro che poi nella prassi partono i problemi e le divergenze. Se vuoi leggere qualcosa di uno psicologo che la pensa all'incirca come abbiamo detto e ha messo in pratica quelle premesse filosofiche, prova Paul Watzlawick, ad esempio "Guardarsi dentro rende ciechi", è una raccolta di saggi sia discorsivi che più "tecnici".
anonymous
2010-05-29 15:35:42 UTC
d'accordo al 100% e senza il tuo permesso questa domanda finisce nel mio archivio.

Sorridi allo Snap
Old Boy
2010-05-29 15:26:45 UTC
Completamente d'accordo con te, e mi hai ricordato che devo leggere un libro, "Il libro nero della psicanalisi".

Ciao e scusa la risposta smilza, domanda interessantissima.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
Loading...