Domanda:
cos'è il sufismo?
Daniela C
2006-06-14 06:14:15 UTC
la filosofia sufi
Quattro risposte:
mica_pizza_e_fichi
2006-06-15 05:51:29 UTC
Il sufismo non è differente dal misticismo di tutte le religioni. Il misticismo viene da Adamo. Esso ha assunto strutture e forme differenti durante molti secoli; ad esempio, il misticismo di Gesù, dei monaci, degli eremiti e del Profeta Maometto. Un fiume passa attraverso molti paesi ed ognuno Lo rivendica per se. Ma è un unico fiume.



La verità non cambia; cambia la gente. La gente cerca di possedere la verità e tenerla per se, lontana dagli altri. Ma nessuno può avere il possesso della verità.



La via del sufismo è innanzi tutto l'eliminazione di qualsiasi intermediario fra l'individuo e Dio. Il fine è agire come un'estensione di Dio, e non come una barriera. Essere un sufi è servire ed aiutare gli altri, e non semplicemente star seduto a pregare. Essere un vero sufi vuol dire rialzare chi è caduto, asciugare le lacrime di chi soffre, accarezzare l'orfano e chi non ha amici.



Le diverse persone hanno capacità diverse, chi può aiutare con le azioni, chi con la parola, chi con le preghiere, e altri con la ricchezza.



Puoi arrivare alla meta anche con il tuo solo sforzo, ma questa è la via più dura. I nostri fini personali conducono tutti alla stessa meta. Vi è una verità soltanto. Ma perché negare le migliaia d'anni d'esperienza che si trovano nella religione? Vi è una vera saggezza, data da tanti anni di ricerca, di tentativi, d'errori.



Un grande sbaglio è avere soltanto una mezza religione. Ciò tiene lontano dalla vera fede. E' una vera assurdità. Ricorrere ad uno che è solo un mezzo medico è terribilmente pericoloso. Chi governa a metà è soltanto un tiranno. Quante lotte nel labirinto della religione e delle diverse religioni! Sono come cani che lottano per un osso, tendendo ai loro propri interessi egoistici. La soluzione è ricordare che esiste un unico Creatore che provvede a noi tutti. Più ricordiamo l'Unico, meno si combatte.



Uno shayikh sufi è come un medico, e un discepolo è qualcuno che ha il cuore malato. Il discepolo viene dallo shaykh per guarire. Un vero medico darà una certa dieta e certe medicine per curare i mali di una persona. Se i discepoli seguono le prescrizioni del loro shaykh, guariscono. Altrimenti, possono anche morire. Ma i pazienti che seguono male le prescrizioni del loro medico corrono alla propria rovina.



Ad un livello superiore il rapporto di uno shaykh e dei discepoli è come il rapporto tra un grappolo d'uva ed il ramo. Lo shaykh tiene legato il grappolo all'albero, alla linfa e alla fonte della linfa. E' estremamente importante capire questo collegamento. E' come quello fra la lampadina e l'elettricità. L'effetto e lo stesso. Alcuni shaykh hanno 20 volt, altri hanno 100 volt, ma l'elettricità è sempre la stessa.



Gli occhi sono le finestre dell'anima. Guardando i discepoli lo shaykh li unisce. Può esserci una gran forza nello sguardo di uno shaykh.



Il primo stadio è avere fede. Il primo passo in questo stadio è la fiducia nel proprio shaykh. Espressione esteriore di ciò è sottomettersi allo shaykh. Con questa sottomissione la vostra arroganza si trasformerà in umiltà, la vostra irosità e la vostra negatività si trasformeranno in gentilezza di carattere e mitezza. Questo primo passo è veramente grande.



Non ogni persona con un turbante, vestito con toghe ricercate o altro particolare abbigliamento è uno shaykh. Ma quando trovate uno shaykh, grazie al volere di Dio, il primo passo è la sottomissione; ma, attenzione... Il chiedere e il dubitare che oggi sono tanto accentuati in Occidente, possono anche portarvi alla verità. In effetti, vi è una certa cecità nella sottomissione irriflessiva. Può esser meglio, dapprima, osservare, cercare, e pensare, al fine di scegliere uno shaykh da seguire soltanto quando avete risolto i vostri dubbi e i vostri interrogativi.



Nella nostra tradizione generalmente si considera grande infrazione all'etichetta porre domande o dubbi al vostro shaykh. Tuttavia può esser giusto chiedere se, ottenute le risposte alle vostre domande, la vostra fede può diventare più chiara e ferma.



Persino il profeta Abramo chiese a Dio: "Come puoi riportare in vita il morto?" Dio rispose: "Abramo, non hai fede in me? Dubiti di me?" Abramo rispose: "Si, ho fede e Tu sai che cosa c'e nel mio cuore. Ma volevo vedere con i miei occhi".



Vi sono quattro vie alla Fede. La prima è la via della conoscenza.Qualcuno viene da voi e vi parla di qualche cosa che non avete mai visto. Ad esempio, molti parlavano di un certo paese, ma io non lo avevo mai visto. Alla fine salii su un aeroplano e vidi con i miei propri occhi quel paese dalla finestra dell'aeroplano. Quando vidi il paese con i miei occhi, la mia conoscenza si accrebbe. Ma dopo che percorsi quel paese la mia conoscenza divenne maggiore. Il livello finale sarebbe diventare parte di quel paese.



Allora, le quattro vie verso la fede sono:



sapere che esiste una cosa



vedere una cosa



essere in una cosa



diventare la cosa



E' bene avere dubbi, ma non dovete rimanere nel dubbio. Il dubbio deve condurvi alla verità. Non fermatevi alle domande. La mente può anche ingannarvi. La conoscenza e la scienza possono ingannarvi. Vi è anche una condizione che fa parte del destino di certi popoli -e cioè: gli occhi che vedono cessano di veddere, le orecchie che odono cessano di udire, e la mente che immagina le cose cessa di immaginare.



Nel caso del profeta Abramo, il suo popolo era adoratore d'idoli. Egli aspirava a trovare Dio. Guardò la stella più luminosa e disse: "Tu sei il mio Signore". Poi spuntò la luna piena. Era molto più grande e più luminosa di qualsiasi stella. Abramo guardò luna e disse: "Tu sei il mio Signore." Poi spuntò il sole; la luna e le stelle disparvero. Abramo disse: "Tu sei il più grande, tu sei il mio Signore". Venne la notte e il sole scomparve. Abramo disse: "Il mio Signore è colui che cambia le cose e le riporta indietro. Il mio Signore e Colui che sta dietro tutti i cambiamenti".



Vedete, passo dopo passo, con questo procedimento Abramo passò dall'adorazione dell'idolo all'adorazione di Dio. Egli salvò il suo popolo dalla falsità. Si può davvero giungere all'unità dalla molteplicità.



C'è una lotta fra il nafs, il basso istinto, e l'anima. Questa lotta continuerà durante la vita. La domanda è: chi educa chi? Chi diventerà il maestro di chi? Se l'anima diventa il maestro, allora sarai un credente, uno che abbraccia la Verità. Se il basso istinto diventa maestro dell'anima, sarai uno che nega la Verità.



* * * *



Si dice che uno shaykh non deve mai essere ospite di un sultano, e che anche se uno shaykh fa visita ad un sultano, è il sultano ad essere il suo ospite. Ossia, lo shaykh va per insegnare e per portare un beneficio al sultano, non a ricevere qualche cosa da lui. Anche uno shaykh deve difendersi dalle tentazioni del denaro, della fama e del potere. Anni or sono il Sultano dell'Impero Ottomano cominciò a venire alle riunioni del nostro Ordine. Il Sultano fu molto colpito dalla saggezza dello shaykh Jerrahi, e gli piacque molto anche la cerimonia zikr dei dervisci.



Dopo un paio di mesi, il Sultano disse allo shaykh: "Sono stato veramente impressionato e ispirato dalle mie visite qui, e da voi e dai vostri dervisci. Desidero aiutarvi comunque io possa. Per favore, chiedetemi qualsiasi cosa".



Era un'offerta completa, carta bianca da parte del governatore di uno dei più grandi imperi del mondo. Lo shaykh disse: "Si, o mio sultano, potete fare qualcosa per me. Per favore, non tornate da noi."



Il Sultano, colpito, chiese: "Ho fatto qualcosa di sbagliato? Non conosco tutte le regole d'etichetta dei sufi, e mi duole se vi ho offeso."



"No -disse lo shaykh- non mi avete assolutamente offeso. Il problema non è a causa vostra, ma dei miei dervisci. Prima che voi veniste, essi pregavano e cantavano i Nomi Divini soltanto per amore di Dio. Ora, quando pregano e cantano essi pensano a voi. Pensano di ottenere la vostra approvazione e a quanta ricchezza e potere possono conseguire quelli che ottengono il vostro favore. No, o Sultano, non si tratta di voi ma di noi. Temo che non siamo abbastanza maturi spiritualmente per adeguarci saggiamente alla vostra presenza qui. Per questo motivo sono costretto a chiedervi di non tornare qui."



* * * *



Un giorno il Sultano cavalcava nelle strade di Istanbul, circondato da cortigiani e soldati. Tutta la popolazione della città venne fuori per vedere il Sultano. Ognuno s'inchinò al passaggio del Sultano, eccetto un solo, cencioso derviscio.



Il Sultano fece fermare la sua processione e si fece condurre il derviscio. Volle sapere perché il derviscio non si era inchinato al suo passaggio.



Il derviscio rispose: "Sì inchini a voi tutta questa gente. Essi vogliono tutti ciò che voi avete: denaro, potere, stato sociale. Grazie a Dio queste cose non significano più nulla per me. Inoltre, perché devo inchinarmi a voi, mentre io ho due schiavi che sono vostri padroni?"



La folla rimase senza fiato e il Sultano impallidì di collera. "Che cosa intendi dire?" gridò. "I miei due schiavi che sono vostri padroni sono l'ira e la bramosia" disse calmo il derviscio, guardando bene in faccia il Sultano.



Riconoscendo la verità di quanto aveva udito, il Sultano si inchinò al derviscio.



* * * *



Dio ha detto: "L'universo intero non può contenermi, ma mi contiene il cuore del mio fedele." Orbene, Dio non è contenuto effettivamente nei cuori umani. Dio non può esser limitato ad un luogo. Le manifestazioni di Dio si adattano ai cuori di tutta la gente. Noi non siamo "parte" di Dio, poiché Dio e indivisibile. L'umanità è creazione di Dio. La manifestazione di Dio nei nostri cuori è che noi siamo vicari di Dio, rappresentanti di Dio. Siamo l'espressione, l'esempio visibile di Dio. E cosi la Misericordia di Dio si esprime tramite i pensieri e le azioni di una persona, la Compassione di Dio tramite un'altra persona, la Generosità di Dio tramite un'altra.



Vi è l'essenza di Dio e vi sono gli attributi di Dio. Capire l'essenza è per noi impossibile; ma possiamo cominciare a capire gli attributi. In effetti, parte dell'educazione di un Sufi è capire quegli attributi in noi.



Dio ha detto: "I miei servi Mi troveranno come essi Mi vedono." Ciò non significa che se voi considerate Dio come un albero o una montagna Dio sarà quell'albero o quella montagna. Se voi pensate a Dio come Dio di misericordia, .d'amore, o di collera o di vendetta, cosi troverete Dio.



Nel Sufismo è ammesso parlare degli attributi di Dio, ma alla fine, il Sufi giunge allo stadio della sottomissione, e allora smette di porre domande.



L'elettricità è dovunque, ma se voi avete soltanto tre lampadine, tutto ciò che vedrete sono quelle tre lampadine. Dovete aver consapevolezza di voi stessi. Questo è l'inizio e anche la dimensione totale. Soltanto conoscendo voi stessi conoscerete certi attributi. La connessione con gli attributi si attua attraverso la conoscenza del se. Di fuor da voi non troverete nulla.Tutta la creazione è manifestazione di Dio. Ma, come alcune parti della terra ricevono più luce di altre, alcune persone ricevono più luce. I profeti ricevono il massimo della luce Divina. Oltre alla quantità vi è la qualità. Dipende da quali attributi sono manifestati. Alcune persone sono manifestazioni di vari attributi Divini. I profeti manifestano la totalità degli attributi divini. La luna riflette la luce del sole. Il sole è la Verità; la luna è ogni profeta.



[da Love is Wine dello shaykh Muzaffer Ozak al Jerrahi (q.s.s.)]
martinie
2016-12-13 21:01:17 UTC
Il Sufismo, un'importante corrente del misticismo islamico, si propone di recuperare lo spirito originario dell'insegnamento di Maometto, deplorando l'esteriorità e l'ossequio puramente formale ai dogmi religiosi, according to attingere un'altra dimensione, specificamente interiore. "Il Canto del derviscio" (Parabole della saggezza sufi) è una raccolta delle storie più significative dalle opere del grande poeta Jalaluddin Rumi, uno dei maggiori maestri sufi. Egli auspica un mondo senza libri e maestri, dove l'uomo possa raggiungere la verità in maniera semplice, guardando dentro di sé. L'uomo ideale di Rumi è già perfetto e non ha bisogno di cercare niente all'esterno: questo è il tipo di consapevolezza che deve sviluppare. Se ci riesce, capirà di includere già nel suo intimo il nucleo più autentico di ogni dottrina religiosa. Infatti, Dio non si trova sulla Croce, o nel tempio indù, o nella moschea. Ma soltanto nel nostro cuore, com'è ovvio a chi sappia sondarne gli abissi. Non possiamo cercarLo altrove.
Reds
2006-06-14 06:39:27 UTC
Precisamente non lo so ma se non erro ha qualcosa a che fare con la religione islamica!
2006-06-14 06:19:04 UTC
Il Sufismo é conosciuto come la Via del Cuore, la Via del puro, mistico cammino dell'Islam. Con qualunque nome lo vogliate chiamare, é il sentiero che conduce il ricercatore alla Presenza Divina.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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