Il genetista dell’evoluzione J.B.S. Haldane scoprì il problema che ora porta il suo nome. Il problema non fu mai risolto, però gli evoluzionisti lo oscurarono e lo misero da parte. Il problema e le sue cosiddette soluzioni sono quasi sempre assenti dai libri sull’evoluzione dell’uomo, perfino dai libri di testo sulla genetica. Soltanto pochi studenti specializzati sono consapevoli della serietà del problema.
Haldane scoprì che altamente evoluti vertebrati come i mammiferi (organismi dal basso tasso di riproduzione) non avrebbero plausibilmente potuto evolversi entro il periodo di tempo a loro disposizione. In particolare, egli scoprì che il ricambio veloce (ovvero sostituzione) delle mutazioni in una popolazione incorre in un costo che deve essere ricompensato dalla riproduzione della specie. Le specie dal tasso di riproduzione basso non possono verosimilmente compensare a questo costo ad un ritmo sufficientemente veloce da spingere l’evoluzione agli alti ritmi affermati dagli evoluzionisti.
Se applichiamo le analisi pubblicate da Haldane, è facile dimostrare che l’evoluzione degli esseri umani dai loro presunti antenati simili alle scimmie di 10 milioni di anni fa avrebbero dovuto comprendere in termini massimi 1.667 nucleotidi benefici. Eppure nessun evoluzionista ha pubblicato una tale cifra durante i 40 (60) anni che sono ora passati. Questo fatto la dice lunga sulla serietà delle spiegazioni che essi ci devono.
Il dilemma dell’evoluzionista non può essere risolto dal modello standard della genetica evoluzionista, che è l’unico modello che spicca in tutti i libri di testo sull’evoluzione. I genetisti dell’evoluzione se ne sarebbero dovuti accorgere 40 (60) anni fa. Eppure il modello standard si ‘vende’ tutt’ora bene (e il dilemma di Haldane continua ad essere ignorato), perché è più facile far accettare il programma dell’evoluzione in questo modo.
Il "costo di sostituzione" di Haldane è di natura meccanica ed è inevitabile. Vale perfino per simulazioni su computer dell’evoluzione, come per esempio la simulazione di Richard Dawkins nel "The Blind Watchmaker" ("L’orologiaio cieco"). La sua simulazione viene smantellata per dimostrare la sua inerente illusione. Se usiamo la simulazione di Dawkins, stesso nel nostro computer, è facile vedere come una riproduzione a rate basse, limitano in maniera drammatica la velocità di sostituzione.
Due argomenti che si collegano a queste ricerche sono messi in evidenza:
- L’evoluzione veloce in piccole popolazioni richiederebbe una rata implausibilmente alta di mutazioni di natura sia benefica sia dannosa.
- Una catastrofe d’errore si verifica quando errori genetici si accumulano in una popolazione più velocemente di quanto la popolazione riesce a liberarsene. Utilizzando dati forniti dagli stessi evoluzionisti, nonché il loro stesso modello standard di genetica dell’evoluzione, si può dimostrare che il genere umano rientra nella catastrofe d’errore, o comunque è precariamente vicino al punto critico - anche quando diamo l’incredibile vantaggio al modello evoluzionario presumendo che ben il 97% del genoma umano sia completamente inerte ed indisponibile di fronte a mutazioni di natura dannosa.
Cosa vi dicono queste affermazioni di un noto genetista?
Per quanto riguarda il Dna quello più simile al nostro non è, come si dice, quello degli scimpanzé ma bensì dei Bono-bo che, sembrano scimpanzé ma, ad un esame più attento, non lo sono, e hanno dei comportamenti più simili all' uomo che alle scimmie.
Le notizie che vi ho dato fanno parte delle ricerche che ho fatto per un libro che sto scrivendo e, vi garantisco, sono reali ed inappuntabili!
Ciao a tutti e, prima di fare affermazioni scientifiche, informatevi meglio.