Caro Pournio l'argomento che hai sollevato è assolutamente lecito.
Mi dispiace per quelli che hanno scritto -mai nessuno potrà rispondere. solite contraddizioni della Chiesa-, ma non sanno che in proposito sono state scritte centinaia di pagine.
Il mio invito alla lettura è sempre valido (del resto mi rendo sempre più conto che quasi nessuno di quelli che scrivono qui su answers R&S abbia letto qualcosa di spirtualità cristiana...o anche solo l'ABC).
Iniziamo dal principio.
Per capire perchè i cattolici e la Chiesa pensano su un determinato argomento in un certo modo bisogna prima di tutto cercare sul Catechismo della Chiesa Cattolica (interamente consultabile sul sito http://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm).
Sul catechismo tutto è spiegato passo passo, anche i bambini possono capirlo.
Partiamo quindi da lì. Ecco cosa dice il CCC sul tema della contraccezione e dei rapporti sessuali all'interno di una coppia.
2361 “La sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte”: [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 11]
2362 “Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 49]. La sessualità è sorgente di gioia e di piacere: Il Creatore stesso. . . ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione [Pio XII, discorso del 29 ottobre 1951].
2366 La fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti l'amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall'esterno al reciproco amore degli sposi; sboccia al cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e compimento. Perciò la Chiesa, che “sta dalla parte della vita”, [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 30] “insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto per sé alla trasmissione della vita” [Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 11]. “Tale dottrina, più volte esposta dal magistero della Chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo” [Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 11].
2368 Un aspetto particolare di tale responsabilità riguarda la regolazione della procreazione. Per validi motivi gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità: Quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51].
ADESSO ARRIVIAMO AL DUNQUE:
2370 La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sull'auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi [Cf ibid., 16] sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l'educazione ad una libertà autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva “ogni azione che, o in previsione dell'atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” [Cf ibid., 16].Al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contradditorio, quello cioè del non donarsi all'altro in totalità: ne deriva non soltanto il positivo rifiuto all'apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell'interiore verità dell'amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale.
Riassumendo:
Il Creatore ha stabilito nella sua infinita sapienza che l'uomo e la donna possano unirsi tra di loro per quindici giorni (circa) al mese senza poter procreare e per altri quindici nella fecondità.
E' il Signore che ha deciso questo, non noi esseri umani.
Se una coppia fa l'amore nel periodo non fecondo rispetta assolutamente la volontà di Dio. La coppia infatti non antepone in nessun modo la propria volontà a quella del Creatore.
Il preservativo (o qualunque altro metodo contraccettivo) al contrario se ne frega di ciò che il Signore ha voluto e by-passando la natura stessa della donna la fa diventare solo uno strumento sessuale. L'atto sessuale a questo punto non è più un donarsi a vicenda, ma un godere egoistico. Nel momento stesso in cui si elimina la volontà del Signore dal rapporto sessuale, essa non portà più in sè nulla del vero Amore, ma al massimo solo di piacere.
A questo si aggiungono altri fattori quali l'importanza dell'autocontrollo, il rispetto dei ritmi naturali, la volontà di non avere rapporti occasionali e la responsabilizzazione di fronte all'atto sessuale.
Insomma, la sessualità cattolica non è assolutamente quella descritta da certa gente ideologizzata e ignorante.
La sessualità per il cattolico è uno stupendo dono del Creatore e che proprio perchè dono speciale di Dio, deve essere "usato" secondo la Sua volontà e non secondo la nostra.
Se il Signore ha deciso che debbano esistere un periodo fecondo e uno non fecondo ci deve essere una ragione. Se Lui è il Vero Bene, logicamente ne scaturisce che rispettare la Sua Volontà sia il Vero Bene anche per noi.
I contraccettivi estromettono Dio dalla nostra vita, lo relegano ad una posizione subordinata alla nostra volontà e Gli si "impedisce" di proseguire l'opera della creazione. Insomma, non mi sembra una cosa così insignificante.
Senza contare che chi usa il preservativo ha la fede uguale a quella della mia scrivania.
Dio non sbaglia a mandare i figli: se arrivano vuol dire che è un bene la loro nascita, se non arrivano vuol dire che non è un bene. Questo significa avere fede.
Nella società sessuomane, edonista e materialista nella quale viviamo tutti questi discorsi suonano strani ed incomprensibili come quelli che Gesù faceva ai suoi tempi agli ebrei.
Noi cattolici veniamo visti con sospetto, e spesso con odio, perchè non ci conformiamo alla mentalità consumistica dilagante. Anche il sesso ormai è un prodotto globalizzato: più ne fai meglio è. Per farlo più spesso possibile è ovviamente necessario deresponsabilizzarlo. Quale modo migliore per farlo che usare i contraccettivi?