Domanda:
Due domande sulle religioni organizzate e gerarchiche? La vostra esperienza?
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2012-10-27 02:27:44 UTC
PREMESSA:
Su tematiche come la vita, la spiritualità, la fede e la morale, nessuno di noi la pensa in maniera perfettamente identica.
Ognuno di noi ha delle domande, e talvolta col dialogo si può raggiungere una posizione comune, mentre altre volte si possono generare dei contrasti. Questi contrasti di idee vengono gestiti nel migliore dei modi e restando amici se le persone sono mature, altrimenti sfociano in liti e separazioni.

La PRIMA DOMANDA è:

Secondo voi, per quale motivo le religioni organizzate danno una serie di risposte "infallibili", preconfezionate dai capi, a tutte le grandi domande che gli uomini si pongono?

Può essere che il loro sia un tentativo di "bloccare" tutti i contrasti che nascono dall'avere opinioni diverse, cercando di uniformare le idee di tutti i loro adepti agendo "dall'alto"?

Ho una SECONDA DOMANDA:

Non pare anche a voi che il tentativo delle religioni gerarchiche di "unificare" le persone sia fallimentare?
Vi chiedo questo perchè ho notato che i seguaci di queste religioni molto spesso continuano a nutrire delle domande e dei dubbi dentro di loro, ma all'esterno devono ripetere tutte le risposte che gli hanno dato i loro capi, per non rischiare di essere "espulsi" o visti di "cattivo occhio" dagli altri.

Ma non vi sembra che tutte queste persone costrette a recitare una parte, e a nascondere le loro vere domande per paura di essere espulsi, in questo modo difficilmente potranno creare legami profondi con i loro fratelli di fede?
Se avete frequentato ambienti di questo tipo anche voi, vi avete trovato vera unione e SINCERITA', o avete avuto anche voi l'impressione che dietro i sorrisini e l'apparente "uguaglianza" di idee si nascondesse solo superficialità e frustrazione?
Sette risposte:
ombra mattutina
2012-10-27 05:04:21 UTC
E sta proprio qui la 'stortura' di una religione: quella di pretendere che tutti si adeguino a dei dettami che sono prodotti quasi esclusivamente in relazione ai tempi, alle culture, alla storia dei luoghi che si vivono, sotto però la sua parola di uomini che non vivono allo stesso modo situazioni e problemi spesso gravi e contingenti. Cioè quello di 'mondanizzare' la Parola (che in teoria potrebbe essere giusto) in base alle vicissitudini umane, quindi adattandola nei tempi, sopratutto in base agli interessi egemonici interni alla 'casta' e non in relazione al contesto, che non è e non farà mai parte del circolo clericale. Tutto questo parte con un errore iniziale, cioè quello di pensare una chiesa conformata ad una Monarchìa Assoluta, con a capo un re, seguito dai vari principi, e dalla moltitudine di servitori (che pure fanno parte della gerarchìa). Punto. La gente nè è esclusa completamente (cosa che invece il Concilio Vaticano II ha tentato inutilmente di riattivare). Non per niente Martini diceva che la chiesa è in ritardo di almeno 200 anni. La chiesa opera in una società che la sorpassa di continuo, perchè la gente evolve molto più in fretta delle risposte che essa stessa emana riguardo molti problemi che la laicità risolve necessariamente più velocemente, anche perchè non si può permettere nè di rallentare, nè di aspettare all'infinito risposte che dovrebbero al limite essere immediate, pena la continua situazione di sofferenza sociale, le emarginazioni di chi, di fronte ad un problema o ad una necessità impellente, si trova a dover, a quel punto, scegliere con chi stare. La chiesa, di fronte a tutto questo, rimugina per anni, di volta in volta limando qualcosa, ma mai arrivando ad una risposta chiara, semplice, definitiva, prendendo ad esempio la Parola nuda e cruda, ma solo il complesso dogmatico che si è costruita attorno come lo scudo di una tartaruga. Si rivolta di continuo, come un cobra, in elucubrazioni teofilosofiche, in arrampicate sugli specchi, nella paranoica scarnificazione del significato di una 'singola' parola, per aggirare gli ostacoli, ed in definitiva, non risolvere mai nulla.

Il principio fondamentale che dovrebbe, a mio parere, guidare un credente, dovrebbe essere il pensiero che Dio è un rapporto 'assolutamente' personale e non massivo. E' detto che 'Dio ci chiama per nome', nè per gruppi, nè per comunità. Ciò dovrebbe già far capire che una religione che tende ad 'omogeneizzare' le coscienze, ha già sbagliato fin dall'inizio della sua costituzione. Se ci chiama per nome, ciò significa che, essendo noi uguali e diversi nello stesso tempo, Egli è pure Padre uguale e diverso per ciascuno, cioè in relazione intima con le caratteristiche personali, sia fisiche che mentali. Ciò implicherebbe pure il fatto che, essendo il rapporto con Dio, intimo e personale, Egli è unico ed irripetibile per ognuno di noi, così come lo è un padre di famiglia con molti figli. Questo non tratterà tutti allo stesso modo, pur nell'uguaglianza della figliolanza, perchè ognuno ha dei tempi, delle caratteristiche, dei bisogni, delle virtù o delle mancanze completamente personali. Il nostro 'nome' (non certo quello anagrafico) diventa dunque la nostra vera essenza di figlio.

Inutile ripetere che invece la religione non tiene conto di tutto questo, perchè ormai da tempo involuta in sè stessa, nel tentativo continuo di sopravvivere e di difendersi, anche a costo di sparire, da un mondo che evolve e prosegue la sua strada, trovando di volta in volta risposte a problemi a cui essa non ne ha mai dato una sola che sia 'adeguata' ai tempi, e che provenisse 'completamente' dalla Parola.
anonymous
2012-10-28 15:46:00 UTC
Il mondo si divide in pecore e lupi, con diversi gradi gerarchici sia politici che ecclesiastici.

A me fanno schifo entrambe le posizioni (pecora e lupo) e preferisco essere come "Lupo de Lupis", il lupo tanto buonino (ma non fatelo incazzare).

Ovvero preferisco avere una mente intelligente (chiedo perdono per l'immodestia) e un cuore che si scioglie come neve al sole per ogni manifestazione d'amore.

Non ho risposto in modo esplicito alla tua domanda, ma la mia risposta è implicita, se la si vuol capire.
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2012-10-27 14:23:29 UTC
ma naturalmente, la verità è dentro e fuori di noi, ora tutte le religioni ( religione e fede sono due cose ben diverse tra loro ) danno delle risposte infallibili, o meglio incontestabili che tu sei tenuto ad accettare totalmente, questo meccanismo ti mette in un angolino, quindi il loro vero intento è quello di preservare una superiorità di casta sacerdotale per mantenere il loro potere, che non viene certo da Dio ma da loro stessi, ( invitati non entraste e nemmeno lasciaste entrare ) . inoltre l'avere delle risposte preconfezionate mantiene uno stato di sicurezza anche le persone che le subiscono, in fondo è più comodo dire a se stessi che forse va bene così senza farsi troppe domande che mettersi in discussione, infatti chi si mette veramente alla ricerca viene poi sostanzialmente emarginato.
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2012-10-27 10:44:49 UTC
@ Son d'accordo con Mario.



Sai Nova Agorà hai ragione...diciamo che poi la maggior parte dei cattolici si accontentano di questa religione non avendo delle alternative migliori. Insomma per fare gruppo, per consuetudine, per senso di stabilità...insomma per farla breve.

Però credo che ogni fedele abbia un rapporto proprio con la divinità...molti fedeli nemmeno hanno letto tutta la Bibbia. Mia mamma è cattolica ma non ha mai letto tutta la Bibbia intera figurati.

Eppure è proprio cattolica in tutti i sensi, proprio praticante. Legge il vangelo, prega, rispetta le funzioni cattoliche, visita i malati ed i vecchi etc.

Fondamentalmente dico che se i cattolici fossero soli con un parroco (come poi sono) per loro non cambierebbe nulla, perché il Papa è come una figura lontana ma che ha il fascino del Re.

Il Papa è una facciata che tiene tutto l'apparato di gerarchie e potere, lo tengono come specchio per le allodole...tolto il Papa, cadrebbe tutto il circo. Però dico che i fedeli potrebbero farne a meno, infondo oggi già ne fanno a meno. Il contatto stretto lo hanno con dio o col parroco...il Papa è un'immagine di una rappresentazione teatrale che regge il baraccone.
anonymous
2012-10-27 09:57:33 UTC
PRIMA DOMANDA:



Può essere, si, le varie gerarchie delle religioni tendono ad unificare il pensiero, il che no è male a mio avviso...

Le gerarchie sono molto utili, se non addirittura indispensabili per lo sviluppo di un dato pensiero (religioso e non). Basta guardarsi intorno... esistono gerarchie ovunque, anche fra gli (altri) animali.

Cos'è allora che non va? Il potere! Proprio ciò che condanna Gesù...

Le "gerarchie" dovrebbero essere solo una sorta di guida, non un pensiero imposto al quale si può aderire o meno a discapito della propria salvezza!

La libertà è un concetto fondamentale per la religione, tanto importante quanto il concetto di "continua ricerca della Verità". Le 2 cose vanno di pari passo...

Quando però le gerarchie, forti del loro potere, prendono delle posizioni esclusioniste nei confronti di altre idee fanno solo del danno... in quanto bloccano lo "spirito di ricerca" della gente.

Purtroppo però è un atteggiamento che, per noi "umani", risulta essere naturale... insomma, in genere chi ha potere cerca di sfruttarlo (se non addirittura abusandone)!





SECONDA DOMANDA:



Sisi, è un tentativo chiaramente fallimentare per i motivi che ho detto nella precedente risposta...

La religione è una continua ricerca verso la Verità... dunque se tu, gerarchia, mi imponi un pensiero (unificato) senza però darmi uno spazio entro cui poter "fare l'eretico", non fai altro che bloccare la mia ricerca della Verità!

Ripeto, a mio avviso le gerarchie DEVONO esistere e DEVE pure esistere una linea guida ufficiale...

Questa deve servire da "luce" per chi smarrisce la propria strada e vorrebbe trovare conforto nella religione.

Non siamo tutti grandi pensatori, alcune persone (specie quelle in difficoltà) hanno bisogno di una guida, una sorta di luce nelle tenebre.

Deve però COESISTERE il concetto di Libertà e di continua ricerca della Verità!!!
kattoliko (ex witnes-sospeso! fino a quando?)
2012-10-27 09:37:58 UTC
io sono cattolico e il mio Dio e la mia Chiesa mi chiedono sono di amare, cosa c'è di complicato in questo?



è chiaro che non avendo la diretta disione di Dio, il mio limite quale umano talvolta mi porta a incertezze nella fede, ma poi trovo subito motivi più che validi per credere



non mi sento per nulla costretto e tantomeno frustrato, anzi scelgo liberamente di credere e ne sono felice



decolores
anonymous
2012-10-27 09:29:53 UTC
coccodè


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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