Niceforo Atonita raccoglie l'eredità di un insegnamento ascetico mistico che parte da Evagrio Pontico e giunge a lui attraverso una schiera di Autori spirituali e Santi, tra cui spicca San Giovanni Climaco (+ VII sec.).
Insegnamento che espone nel suo trattato "Discorso sulla sobrietà e la custodia del cuore pieno di notevole utilità", da cui la tua citazione. E' la pratica ascetica meglio nota come "esicasmo".
Da San Giovanni Climaco trae la definizione di esicasta: «L'esicasta è colui che gareggia per circoscrivere - cosa mirabile - l'incorporeo in una dimora corporea. Esicasta è colui che disse: "Io dormo e il mio cuore veglia" (Ct 5,2)... Il vero esicasta è un'immagine e rappresentazione di angelo in terra, però desolato, cioè privo di consolazione alcuna» (San Gv Climaco, Scala del Paradiso, passim).
Scopo dunque dell'esicasmo è ricondurre all'ordine il mondo delle facoltà interiori, sconvolto dal disordine del peccato.
Per far questo si pongono diverse condizioni; limitandomi a quanto traspare dalla tua citazione, la prima è l'odio del mondo, il morire a se stessi e al mondo: "la mancanza di preoccupazione per tutte le cose razionali e irrazionali, cioè la morte a tutte le cose". Biblicamente questo atteggiamento è riassunto da San Paolo così: "il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Gal 6,14).
Seconda condizione è la certezza morale di non essere in peccato: "la sicurezza della coscienza, conservandoti irreprensibile alla tua propria coscienza". San Paolo infatti dice: "non sono consapevole di colpa alcuna" (1Cor 4,4a). Ma poi continua: "non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore!" (1Cor 4,4b). Per questo motivo è necessario il lavoro dell'esicasmo, ossia il rientrare in se stessi per trovarvi Dio e con Lui ottenere l'esichia, ossia la pace. L'attività dell'esicasta sarà dunque fissare la mente in Dio solo, secondo quanto scritto: "Se dunque siete risorti con Cristo [il Battesimo, NdR], cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!" (Col 3,1-3); citazione in cui tornano i concetti precedenti.
Il resto della tua citazione sono tecniche per evitare la distrazione, su cui l'autore si dilunga in più punti. Fondamentale è l'attenzione che così viene descritta: «Attenzione è indizio chiaro di conversione; attenzione è invocazione dell'anima, odio del mondo e ascensione a Dio; attenzione è rifiuto del peccato e ricupero della virtù; attenzione è piena, indubitabile certezza del perdono dei peccati; attenzione è principio, o meglio, fondamento di contemplazione, giacché per essa Dio si affaccia e si manifesta all'intelletto; attenzione è imperturbabilità dell'intelletto, o meglio, è lo stato di imperturbabilità data in premio all'anima dalla misericordia di Dio. Attenzione è purificazione dei pensieri, tempio del ricordo di Dio, custode della sopportazione di ciò che avviene; attenzione è causa, insieme, di fede, speranza e carità...» (In "La filocalia", Gribaudi, Milano, 1997, vol. 3, p. 525).
Cosa io ne pensi, è presto detto: avendo fondamento nella Sacra Scrittura come in tutta la Tradizione ascetico mistica, non posso che pensarne più che bene. Nel testo l'autore cita abbondantemente scritti di numerosi Santi: non solo il Climaco, ma anche Sant'Antonio Abate, San Teodosio Cenobiarca, San Marco Asceta... Pensarne male sarebbe smentire tutti costoro, cosa a dir poco temeraria.
@ Commento. Ho sperimentato in passato, specie durante la vita eremitica, l'esicasmo secondo i tratti più recenti de "I racconti di un pellegrino russo" per cui ti rimando alla tua domanda di ispirazione.
Qualche dubbio sulla pratica fisica, ma per quanto concerne la concentrazione sul cuore, me ne resta un ricordo nostalgico. Tutte cose che purtroppo nella vita secolare (fuori da una cella monastica) sono difficilmente attuabili.