Tra i discendenti del "popolo del lago" si mormora ancora oggi, badando bene a non alzar troppo la voce per far sì che non giunga ad orecchie inopportune, che la vicenda ebbe un epilogo assai diverso da quello tramandato ufficialmente.
Si racconta che Fendin rifiutò la benedizione della barca perchè dissidente e "difensore" (da qua l' etimologia del nome Fendin) dei perseguitati dal braccio violento della Chiesa sovrana.
Il suo gesto, lungi dall' essere dettato dall' avarizia, sancì ufficialmente l' inizio della ribellione degli oppressi contro il potere secolare, vessatorio e oscurantista del Papato.
Bastò quella scintilla ad infiammare gli abitanti, ridotti ad esili fuscelli a causa delle angherie subite.
Per la prima volta, dopo secoli di rassegnazione, ormai giunti al limite dell' umana sopportazione, risposero alle continue aggressioni perpetrate dalle armate della cristianità, a colpi di dogmi imposti con armi ed eserciti:
impugnarono a loro volta le spade, decisi a tentare il tutto e per tutto, in nome della libertà.
Le streghe, nome attribuito arbitrariamente dai clericali a una stirpe di donne allevate per tramandare una cultura ormai repressa, in realtà "custodi degli antichi mestieri", depositarie dei segreti delle arti, della tecnica e delle scienze bandite dal regno della Chiesa all' atto della sua imposizione, poichè espressione della ragione e delle sue più alte espressioni, offrirono appoggio a Fendin e alla sua gente.
Fendin e la decana delle "custodi degli antichi mestieri" sancirono un patto d'onore: lui e la sua gente, al fianco delle "donne sapienti", avrebbero marciato fianco a fianco, consapevoli che la battaglia sarebbe stata sproporzionata per numeri e forze belliche a loro svantaggio, nella speranza che il gesto potesse risvegliare i tanti "servi mansueti e rassegnati" del padrone ingannatore, che prometteva un' effimera ed illusoria felicità dopo la morte al prezzo della loro vita sulla terra.
In caso di vittoria, avrebbero reintrodotto il governo del popolo, risvegliato dal sonno della ragione, basato sui reali bisogni degli uomini e non a vantaggio esclusivo di pochi scaltri profittatori. In caso di sconfitta, le "custodi degli antichi mestieri" avrebbero fornito a Fendin e alla sua gente i mezzi logistici per raggiungere un' isola sconosciuta e disabitata, dove sarebbero approdati per non far più ritorno sulla terra ferma, dominata dall' ingiustizia.
Fendin,la sua gente e le "custodi degli antichi mestieri", non fecero i conti, purtroppo, con la natura dei "servi mansueti", mediocri gregari per istinto e non per rassegnazione.
Troppo tardi si accorsero che il "gregge del ricco e spietato pastore" temeva Fendin, la sua gente e le "custodi degli antichi mestieri" più di quanto non temessero i loro "spietati e ricchi pastori": i primi rappresentavano la personificazione delle qualità a loro precluse, per limitazione, pigrizia o manchevolezza.
Di fronte a Fendin, alla sua gente e alle "custodi degli antichi mestieri" , le "masse asservite al sanguinario Re - Sacerdote" sbiadivano, svanendo pian piano fino a fondersi in una poltiglia indistinta senza forma nè valenza personale, perdendo quella patina di colore data a coprire la rugginosa bassezza del loro essere.
Fu così che Fendin, la sua gente e le "custodi degli antichi mestieri" persero la battaglia, traditi da quel popolo che avevano tentato di liberare, che preferì restare incatenato alle invisibilii maglie dei dogmi, intessute con vane illusioni e piatta disconoscenza.
Resisi conto della sconfitta, i pochi superstiti si imbarcarono alla volta dell' isola sconosciuta. Là, in quella nuova terra, la gente di Fendin e le "custodi degli antichi mestieri" diedero vita a una nuova stirpe di uomini e donne liberi.
Non poterono più tornare nella patria natia, ma la barca fu rimandata indietro e di nuovo ormeggiata sul lago, poichè i ribelli di un tempo erano consapevoli che, pur se temporaneamente sconfitti, prima o poi altre voci dal popolo si sarebbero levate in una nuova rivolta, guidata da lontani parenti di Fendin, della sua gente e della "custodi degli antichi mestieri" rimasti sulla sponda oppressa.
Quella barca è ancora là, in attesa della rivalsa.
Se dovesse tenersi una nuova battaglia di difesa dalle angherie perpetrate dagli sgherri di una teocrazia assolutistica ed oscurantista, mi schiererei senza indugio dalla parte dei dissidenti, in nome della libertà e della ragione, disposta a lasciare la mia terra, alla volta dell' isola sconosciuta, in caso di sconfitta.
Dunque sì: salirei su quella barca con i discendenti di Fendin, della sua gente e delle "custodi degli antichi mestieri".
Esule, ma libera.
Saluti.