Domanda:
shintoismo....?
Simone
2008-04-07 02:00:09 UTC
allora...dovrei fare una ricerca sullo shintoismo analizzando i seguenti punti:
-idea del bene e del male
-impegni e doveri
-la salvezza
-confronto con il cristianesimo
grazie mille per l'aiuto... se qualcuno ha già ricerche fatte... me lo dica!!!
Tre risposte:
Puppino S
2008-04-07 02:04:05 UTC
Lo Shintoismo o Scintoismo, o semplicemente Shinto (神道, shintō?), è una religione nativa del Giappone e nel passato è stata la sua religione di Stato. Prevede l'adorazione dei kami, un termine che si può tradurre come divinità, spiriti naturali o semplicemente presenze spirituali. Alcuni kami sono locali e possono essere considerati come gli spiriti guardiani di un luogo particolare, ma altri possono rappresentare uno specifico oggetto o un evento naturale, come per esempio Amaterasu, la dea del Sole; anche il Dio cristiano in giapponese viene tradotto come "kami". La parola Shinto nacque dall'unione dei due kanji: 神 shin che significa "divinità", "essere di luce" (il carattere può essere anche letto come kami in giapponese) e 道 tō contrazione di Tao ("via" o "sentiero" in senso filosofico). Quindi, Shinto significa letteralmente "la via degli esseri di luce", "la via degli dèi". In alternativa a Shinto, l'espressione puramente giapponese — con il medesimo significato — per indicare lo Shintoismo è Kami no michi.



Dopo la seconda guerra mondiale lo Shintoismo perse la sua condizione di religione di stato; alcune pratiche ed insegnamenti shintoisti che durante la guerra erano considerati di grande preminenza ora non sono più insegnati o praticati mentre altri rimangono grandemente diffusi come pratiche quotidiane senza però assumere particolari connotazioni religiose, come l'Omikuji (una forma di divinazione).





Torii sul mare al santuario di Itsukushima.Indice [nascondi]

1 Storia della religione shintoista

1.1 Periodo preistorico

1.2 Relazioni con il Buddhismo

1.3 La riforma moderna

2 Categorizzazione e struttura

2.1 Classificazione religiosa

2.2 Tipi di Shintoismo

2.3 Chiesa shintoista

2.4 Organizzazione clericale

3 Pratiche ed insegnamenti

3.1 Vita dopo la morte

3.2 Etica

3.3 Purificazione

3.3.1 Concetto di impurezza

3.3.2 Riti purificatori

3.4 Venerazione

3.4.1 Culto templare

3.4.2 Culto domestico

3.4.3 Luoghi naturali

3.5 Offerta

4 Concezione di divinità

4.1 Energia cosmica

4.2 Trinità shintoista

4.3 Misticismo della natura

4.4 Kami

4.4.1 Concetto base

4.4.2 Kami particolari

4.5 La questione dell'imperatore

5 Simbologia

5.1 Torii

5.2 Tomoe

5.3 Corda sacra

5.4 Maneki Neko o Gatto della fortuna

6 Templi

6.1 Stili

6.2 Locali

6.3 Area d'ingresso

6.4 Bosco sacro

7 Conversione

8 Effetti culturali dello Shintoismo

9 Voci correlate

10 Bibliografia

11 Altri progetti

12 Collegamenti esterni







Storia della religione shintoista [modifica]



Periodo preistorico [modifica]

Le origini dello Shintoismo si sono perse nel tempo, ma pare che si sia originato alla fine dell'ultimo Periodo Jōmon. Esistono diverse teorie riguardo gli antenati del popolo giapponese odierno, la più accettata è quella che li indica come discendenti di popolazioni dell'Asia Centrale e dell'Indonesia.



Più probabilmente dopo l'arrivo dei primi antenati del popolo giapponese, ogni villaggio e area aveva la sua propria collezione di divinità e rituali senza alcuna relazione tra un culto locale e l'altro. In seguito all'ascesa degli antenati dell'odierna famiglia imperiale giapponese andò probabilmente a crearsi un pantheon stabile, anche se mai definitivamente, in quanto anche oggi le divinità sono innumerevoli, proprio perché considerate manifestazione della natura stessa, sacra in ogni sua forma.





Il grande Buddha di Nara, 752 circa.

Relazioni con il Buddhismo [modifica]

L'introduzione della scrittura nel V secolo e del Buddhismo nel VI secolo ebbero un profondo impatto nello sviluppo di un sistema unificato di credenze shintoiste. Nel giro di un breve periodo di tempo all'inizio del periodo Nara, il Kojiki (Memorie degli eventi antichi, 712) ed il Nihonshoki (Annali del Giappone, 720 circa) furono scritti compilando miti e leggende esistenti in un resoconto unificato (vedi la voce sulla mitologia giapponese). Questi resoconti avevano un duplice scopo: innanzitutto favorire l'introduzione di temi taoisti, confuciani e buddhisti nella narrativa, mirati a impressionare i cinesi dimostrando che la cultura giapponese non era inferiore alla loro; in secondo luogo queste narrazioni erano volte a legittimare la casa imperiale, facendola discendere dalla dea del Sole Amaterasu. La maggior parte del territorio del Giappone moderno era sotto un controllo frammentario da parte della famiglia imperiale, e gruppi etnici rivali confinanti (inclusi forse gli antenati degli Ainu) continuavano ad essere ostili. Le antologie mitologiche, insieme ad altre antologie di poesie come il Manyoshu, contribuirono a rafforzare la centralità della famiglia imperiale sostenendo e divinizzando il suo mandato governativo.



Con l'introduzione del Buddhismo e la sua rapida adozione a corte, divenne necessario spiegare l'apparente differenza tra il credo nativo giapponese e gli insegnamenti buddhisti. In effetti lo Shintoismo non ebbe un nome fino a che non divenne necessario distinguerlo dal Buddhismo. Quest'ultimo non penetrò spazzando via la precedente fede giapponese, ma al contrario contribuì alla sua consolidazione. Esso legittimò infatti tutti gli dèi giapponesi, considerandoli come entità sovrannaturali intrappolate nel ciclo delle rinascite. Questa spiegazione venne più tardi sfidata dalla corrente Kukai che considerava i kami come incarnazioni speciali del Buddha stesso. Per esempio collegò la dea del Sole, e antenata della famiglia imperiale, Amaterasu, a Dainichi Nyorai, una manifestazione del Buddha, il cui nome significa letteralmente "Grande Buddha Solare". Secondo questo punto di vista i kami erano semplicemente Buddha con un altro nome. Parallelamente alla teologia anche i due sistemi di valori andarono progressivamente a supportarsi e a scambiarsi elementi: c'è infatti una forte compatibilità tra gli insegnamenti naturalistici dello Shintoismo e quelli compassionevoli del Buddhismo.



La coesistenza e amalgama di Buddhismo e Shintoismo dai punti di vista dello Shinbutsu Shugo e del sincretismo ebbe larga diffusione fino alla fine del Periodo Edo. A quell'epoca nacque un rinnovato interesse negli studi giapponesi (Kokugaku), forse come risultato della politica del paese chiuso. Nel XVIII secolo con vari studiosi giapponesi, in particolare Motoori Norinaga (1730 - 1801), ci furono vari tentativi di separare lo Shintoismo dalle influenze straniere. I tentativi non ebbero grande successo, sin dall'epoca del Nihonshoki, quando parti della teologia e del creazionismo shintoista vennero prese esplicitamente in prestito dalla dottrina cinese (per esempio le divinità procreatrici Izanami e Izanagi furono comparate alle energie del Tao, Yin e Yang). Questi tentativi prepararono comunque il terreno per l'introduzione dello Shintoismo di Stato, in seguito alla Restaurazione Meiji, con il quale Shintoismo e Buddhismo furono ufficialmente separati.





Le leggende mitologiche, enfatizzate dallo Shintoismo di Stato.Shintoismo di Stato In seguito alla Restaurazione Meiji lo Shintoismo venne proclamato religione ufficiale del Giappone e nel 1868 la sua combinazione con il Buddhismo venne resa illegale. In questo periodo molti studiosi del Kokugaku iniziarono a vedere lo Shintoismo come mezzo attraverso cui unificare il Paese ed aumentarne la devozione all'imperatore, per velocizzare il più possibile il processo di modernizzazione. Lo shock psicologico delle navi nere e il conseguente collasso dello shogunato convinsero molti che solo una nazione unita avrebbe potuto resistere alla colonizzazione dei popoli stranieri. In conseguenza di ciò lo Shintoismo venne utilizzato come strumento per promuovere l'adorazione dell'imperatore (e quindi della propria nazione) e venne esportato nei territori conquistati come l'Hokkaido e la Corea.



Nel 1871 venne istituito un Ministero delle divinità e i templi shintoisti vennero divisi in dodici livelli con sede centrale al tempio di Ise (dedicato ad Amaterasu e perciò simboleggiante la legittimità della famiglia imperiale). Negli anni seguenti il Ministero delle divinità venne rimpiazzato da una nuova istituzione, il Ministero della religione, incaricato di guidare l'istruzione allo shushin (letteralmente "sentiero morale"). Questo fu uno dei maggiori capovolgimenti dall'epoca del Periodo Edo. I preti iniziarono ad essere eletti ufficialmente, retribuiti ed incaricati dallo Stato di istruire i giovani attraverso una forma di teologia shintoista basata sulla storia mitologica della casata imperiale e dello Stato giapponese.



Con il passare del tempo lo Shintoismo venne utilizzato sempre più per enfatizzare i sentimenti nazionalisti popolari. Nel 1890 venne promulgato il Kyoiku Chokugo (Rescritto imperiale sull'educazione) che richiese agli studenti di recitare ritualmente il giuramento di offrire sé stessi coraggiosamente allo Stato, così come di proteggere la famiglia imperiale. La pratica dell'adorazione dell'Imperatore venne ulteriormente diffusa dalla distribuzione di ritratti imperiali come oggetti di venerazione esoterica. Questo utilizzo dello Shintoismo diede al patriottismo giapponese una tinta di misticismo speciale e di introversione culturale, che divenne sempre più pronunciata con il passare del tempo.



Questo processo continuò a consolidarsi durante il periodo Showa prima di arrestarsi bruscamente nell'agosto 1945, con la separazione tra Stato e Chiesa shintoista. Ironicamente, l'invasione dell'Occidente così temuta all'inizio dell'epoca Meiji era infine arrivata, in parte a causa della radicalizzazione del Giappone permessa dalla sua compattezza religiosa.





La riforma moderna [modifica]

L'era dello Shintois
Ant-lion
2008-04-07 02:21:58 UTC
ne ho fatta una circa 4 anni fa... dovevi chiedere prima...
KELLY
2008-04-07 02:37:32 UTC
LO SCINTOISMO, o shintō, è una religione prevalentemente giapponese. Secondo un’enciclopedia delle religioni giapponesi (Nihon Shukyo Jiten), “lo sviluppo dello scintoismo è quasi identico a quello della cultura etnica giapponese, ed è una cultura religiosa che non è mai stata praticata separatamente da questa etnia”.

Come ebbe inizio?

3 Il nome “shintō”, da cui “scintoismo”, fu coniato nel VI secolo E.V. per differenziare la religione indigena dal buddismo, che andava introducendosi in Giappone. “Naturalmente ‘la religione dei giapponesi’ . . . esisteva prima dell’introduzione del buddismo”, spiega Sachiya Hiro, studioso di religioni giapponesi, “ma era una religione subconscia, consistente di ‘usi e costumi’. Con l’introduzione del buddismo, però, la popolazione prese coscienza del fatto che quelle usanze costituivano una religione giapponese, diversa dal buddismo, che era una religione straniera”. Come si sviluppò questa religione giapponese?



4 È difficile individuare con precisione la data in cui emerse lo scintoismo originario, o “religione dei giapponesi”. Con l’avvento dell’arte di coltivare il riso in risaie, “la risicoltura necessitava di comunità bene organizzate e stabili”, spiega un’enciclopedia, “e così si svilupparono i riti agrari che ebbero poi un ruolo tanto importante nello scintoismo”. (Kodansha Encyclopedia of Japan) Quelle antiche popolazioni concepirono e venerarono numerosi dèi della natura.



5 A questa venerazione si aggiunse il timore delle anime dei defunti, che portò a riti intesi a placarle. Questo si trasformò poi in culto degli spiriti degli antenati. Secondo la fede scintoista, l’anima del “trapassato” conserva la sua personalità ed è contaminata dall’impurità della morte. Quando i superstiti celebrano riti commemorativi, l’anima viene purificata finché tutto il male è stato eliminato, e assume un carattere pacifico e benevolo. Dopo un certo tempo lo spirito dell’avo assurge alla posizione di divinità ancestrale o tutelare. Vediamo così che quella dell’anima immortale è la credenza base di un’altra religione ancora, e condiziona gli atteggiamenti e il comportamento dei credenti.

6 Si riteneva che gli dèi della natura e gli dèi ancestrali fossero spiriti che “vagavano” nell’aria popolandola. Durante le feste la gente invocava gli dèi perché discendessero nei siti appositamente santificati per l’occasione. Si pensava che gli dèi prendessero temporanea dimora negli shintai, oggetti di culto quali alberi, pietre, specchi e spade. Gli indovini sciamani presiedevano a queste cerimonie per far discendere gli dèi.



7 Col passar del tempo questi shintai o “corpi divini”, che venivano temporaneamente purificati in occasione delle feste, assunsero una forma più permanente. I devoti costruirono santuari per gli dèi benevoli, quelli che pareva li beneficassero. Dapprima essi non facevano immagini scolpite degli dèi, ma adoravano lo shintai, in cui si diceva risiedessero gli spiriti degli dèi. Persino un’intera montagna, come il Fuji, poteva servire da shintai. A lungo andare finirono per esserci così tanti dèi che i giapponesi coniarono l’espressione yaoyorozu-no-kami, che letteralmente significa “otto milioni di dèi” (“kami” significa “dèi” o “divinità”). Ora questa espressione è usata col senso di “miriadi di dèi”, visto che il loro numero nella religione scintoista continua ad aumentare.



8 Via via che i riti scintoisti si concentravano intorno ai santuari, ciascun clan ne aveva uno dedicato alla propria divinità tutelare. Ma allorché la famiglia imperiale unificò la nazione nel VII secolo E.V., elevò la propria dea del sole, Amaterasu Omikami, alla posizione di divinità nazionale e figura centrale degli dèi scintoisti. . Col passar del tempo fu presentato il mito secondo cui l’imperatore era un diretto discendente della dea del sole. Per rafforzare tale credenza, nell’VIII secolo E.V. furono redatti due importanti scritti scintoisti, il Kojiki e il Nihon shoki (o Nihongi). Con i loro miti che esaltavano la discendenza divina della famiglia imperiale, questi libri permisero di sancire la supremazia degli imperatori.



Una religione di feste e di riti



9 Questi due libri di mitologia scintoista, comunque, non venivano considerati scritture ispirate. È interessante il fatto che lo scintoismo non ha un fondatore noto e neppure una Bibbia. “Lo scintoismo è una religione fatta di ‘senza’”, spiega lo studioso scintoista Shouichi Saeki: “senza specifiche dottrine e senza una dettagliata teologia, in pratica senza nessun precetto da osservare. . . . Benché io sia stato allevato in una famiglia che aderisce tradizionalmente allo scintoismo, non ricordo che mi sia mai stata impartita una seria istruzione religiosa”. Per gli scintoisti, dottrine, precetti, e a volte anche l’oggetto del loro culto, non hanno importanza. “Spesso”, dice un ricercatore scintoista, “perfino nello stesso santuario il dio ivi custodito veniva scambiato con un altro, e talvolta i devoti che andavano lì a pregare quegli dèi non si accorgevano neppure del cambiamento”.



10 Cos’è allora di capitale importanza per gli scintoisti? “In origine”, dice un libro di cultura giapponese, “lo scintoismo giudicava ‘buone’ le azioni che promuovevano l’armonia e il benessere di una piccola comunità e ‘cattive’ quelle che li ostacolavano”. L’armonia con gli dèi, con la natura e con la comunità era la cosa ritenuta di sommo valore. Tutto ciò che infrangeva la pacifica armonia della comunità era cattivo, a prescindere dal suo valore morale.



11 Poiché lo scintoismo non ha nessun insegnamento o dottrina formale, è attraverso riti e feste che promuove l’armonia della comunità. “Nello scintoismo”, spiega l’enciclopedia Nihon Shukyo Jiten, “la cosa più importante è se celebriamo o no le feste”. La partecipazione collettiva alle feste consacrate agli dèi ancestrali contribuiva a rafforzare lo spirito comunitario dei lavoratori delle risaie. Le feste più importanti avevano ed hanno tuttora relazione con la risicoltura. In primavera gli abitanti del villaggio invitano il “dio della risaia” a discendere nel loro villaggio, e pregano per sollecitare un raccolto abbondante. In autunno ringraziano i loro dèi per i prodotti della terra. Durante le feste portano in processione i loro dèi su un mikoshi, o palanchino sacro, e tengono un pasto di comunione con i loro dèi in cui si consumano vino di riso (sakè) e vari cibi.



12 Per essere in comunione con gli dèi, però, gli scintoisti credono che si debba essere purificati da ogni impurità morale e da ogni peccato. È qui che entrano in gioco i riti. Ci sono due modi per purificare una persona o un oggetto. Uno è l’o-harai e l’altro è il misogi. L’o-harai è eseguito da un prete scintoista, che scuote sull’oggetto o sulla persona da purificare un ramo di sakaki (un sempreverde) al quale sono legati pezzetti di carta o lino, mentre il misogi si compie per mezzo dell’acqua. Questi riti purificatori sono così essenziali per la religione scintoista che un giapponese competente in materia afferma: “Si può tranquillamente dire che senza questi riti lo scintoismo [come religione] non può reggersi”.



Adattabilità dello scintoismo



13 Feste e riti hanno continuato a far parte dello scintoismo nonostante la trasformazione subita da questa religione nel corso degli anni. Quale trasformazione? Un ricercatore scintoista paragona i cambiamenti avvenuti nello scintoismo ai vestiti di una bambola. Quando fu introdotto il buddismo, lo scintoismo mise la veste della dottrina buddista. Quando il popolo ebbe bisogno di norme morali, indossò il confucianesimo. Lo scintoismo è stato estremamente adattabile.



14 Il sincretismo, cioè il confluire di elementi di una religione in un’altra, avvenne molto presto nella storia dello scintoismo. Benché il confucianesimo e il taoismo, che in Giappone sono chiamati la “via del yin e del yang”, si fossero infiltrati nella religione scintoista, il principale ingrediente che si fuse con lo scintoismo fu il buddismo.



15 Quando il buddismo fu introdotto attraverso la Cina e la Corea, i giapponesi diedero alle loro pratiche religiose tradizionali il nome di shintō, o “via degli dèi”. Comunque, con l’avvento di questa nuova religione, il Giappone fu diviso sulla questione se accettare o no il buddismo. Lo schieramento di tendenza buddista insisteva: ‘Tutti i paesi vicini adorano in quel modo. Perché il Giappone dovrebbe essere diverso?’ La fazione contraria argomentava: ‘Se adoriamo gli dèi dei nostri vicini, provocheremo l’ira dei nostri dèi’. Il contrasto durò decenni, ma infine prevalsero i sostenitori del buddismo. Alla fine del VI secolo E.V., quando il principe Shōtoku abbracciò il buddismo, la nuova religione aveva ormai attecchito.



16 Man mano che si diffondeva nelle comunità rurali, il buddismo si trovava di fronte alle divinità locali scintoiste la cui esistenza era fortemente radicata nella vita quotidiana della gente. Per coesistere le due religioni dovevano venire a un compromesso. Gli asceti di montagna buddisti contribuirono a fondere le due religioni. Poiché le montagne erano viste come dimore delle divinità scintoiste, l’ascetismo praticato dai monaci sui monti fece nascere l’idea di unire buddismo e scintoismo, il che portò fra l’altro alla costruzione dei jinguji o “templi-santuario”. La fusione delle due religioni ebbe luogo man mano che il buddismo prendeva l’iniziativa di formulare teorie religiose.



17 Intanto metteva radice la convinzione che il Giappone era una nazione divina. Quando nel XIII secolo i mongoli attaccarono il Giappone, nacque la credenza del kamikaze, letteralmente “vento divino”. Due vo


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