premessa: gli studi contro l'omogenitorialità sono fatti da scienziati . punto. possono pure essere atei, non mi pare che ci sia uno studio che , a sua volta, dica che solo gli scienziati cattolici o finanziati da cattolici fanno questo genere di studi...
vuoi una risposta scientificamente valida?
chi fa una serie di studi prendendo persone a caso, magari estraendo i nominativi a caso, studiando ogni volta un campione di qualche decina di migliaio di persone prese in modo da rappresentare verosimilmente le fasce di popolazione, su di un territorio quanto più vasto possibile, in anonimato e senza che lo scienziato conosca chi sta intervistando , includendo non solo i bimbi piccoli( che sono influenzabili facilmente) , ma soprattutto ragazzi cresciuti e distaccati dal nucleo familiare è credibile.
ovviamente, bisogno anche modificare le domande da porre agli intervistati in base alla domanda che ti poni
chi è un attivista lgbt che chiede ad altri amici attivisti lgbt se le loro famiglie omogenitoriali sono ok , non fa scienza.
critiche agli studi pro omogenitorialità
Numero insufficiente di campioni
Gli studi che esaminano gli effetti della genitorialità omosessuale sono inficiati da un numero insufficiente di campioni.
Non avendo trovato nessuna significativa differenza fra un gruppo di 9 bambini educati da lesbiche e un gruppo simile di bambini educati da genitori eterosessuali, S. L. Huggins ha ammesso: «Il significato e le implicazioni di questo risultato sono incerti, e il numero ridotto di campioni rende difficile qualsiasi interpretazioni di questi dati». 5
Una relazione di J. M. Bailey in Developmental Psychology, commentando gli studi sui figli di genitori omosessuali, indica che «gli studi disponibili non sono sufficientemente ampi da produrre valore statistico». 6
S. Golombok e F. Tasker ammettono nel loro studio successivo sui figli educati da lesbiche, «È possibile che il basso numero di campioni abbia portato ad una sottovalutazione del significato delle differenze fra i gruppi a causa di una bassa validità statistica (errore tipo II)» 7
Altrove essi avvisano che gli effetti negativi sui bambini educati da lesbiche «potrebbero non essere stati rilevati a causa del numero relativamente basso di campioni. Ne consegue che, sebbene siano state individuate delle tendenze, è necessario fare attenzione nell’interpretare questi risultati». 8
Nel suo studio pubblicato in Child Psychiatry and Human Development che mette a confronto i figli di madri omosessuali e eterosessuali, G. A. Javaid con franchezza ammette che «i numeri sono troppo bassi in questo studio per trarne delle conclusioni».9
Nel suo studio sulle “famiglie” lesbiche, Patterson ammette la parzialità dei campioni: «dovrebbero essere riconosciuti alcuni problemi riguardo la scelta dei campioni. La maggior parte delle famiglie che hanno preso parte al Bay Area Families Study avevano a capo delle madri lesbiche bianche, ben istruite, relativamente benestanti e abitanti nell’area della baia di San Francisco. Per questi motivi non può essere fatta alcuna rivendicazione sulla rappresentatività del presente campione». 10
Appena la ricerca si fa approfondita, subito risaltano le differenze tra i due tipi di genitorialità
Al contrario, R. Green in Archives of Sexual Behavior, ha scoperto che i pochi studi sperimentali che includevano un numero di campioni anche solo modestamente più alto (13-30) di maschi e femmine educati da genitori omosessuali …«hanno rilevato differenze di sviluppo statisticamente significative fra bambini allevati da genitori omosessuali in confronto a quelli allevati da genitori eterosessuali Ad esempio, i bambini educati da omosessuali hanno un maggiore incoraggiamento dai genitori nello scambio dei ruoli di genere e una maggiore inclinazione al travestitismo».11
La mancanza di campioni casuali
I ricercatori usano campioni a caso per garantire che i partecipanti allo studio siano rappresentativi della popolazione che viene studiata (ad esempio gay o lesbiche). I risultati che derivano da campioni non rappresentativi non possono essere legittimamente generalizzati.
L. Lott-Whitehead e C. T. Tully ammettono il punto debole del loro studio sulle madri lesbiche: «Questo studio era descrittivo e quindi aveva intrinseci limiti metodologici pari a quelli di altri studi simili. Forse il limite più serio riguarda la rappresentatività….. Il campionamento a caso era impossibile. Questo studio non pretende di portare un campione rappresentativo e quindi non si può ipotizzare una sua generalizzazione».12
N. L. Wyers riconosce di non aver usato il campionamento casuale nel suo studio sui partners omosessuali, rendendo il suo studio «vulnerabile a tutti i problemi associati ad una selezione a senso unico dei partecipanti».13
Golombok scrive del suo studio: «un ulteriore obiezione ai risultati risiede nella natura dei campioni studiati. Entrambi i gruppi erano volontari ottenuti attraverso associazioni e riviste gay. Ovviamente questi non costituiscono un campione a caso e non è possibile conoscere quali parzialità siano coinvolte nel metodo de selezione dei partecipanti». 14
Falsa rappresentazione di sé
La mancanza di campionamento casuale e l’assenza di controlli che garantiscano l’anonimato fanno sì che i soggetti presentino al ricercatore un’immagine fuorviante che si conforma alle opinioni del soggetto e rimuove l’evidenza che non si conforma all’immagine che il soggetto desidera presentare.
Nel suo National Lesbian Family Study N. Gartrell ha scoperto che 18 studi su 19 riguardanti i genitori omosessuali usavano una procedura di ricerca che era contaminata da questa falsa rappresentazione di sé. Gartrell menziona i problemi metodologici di uno studio longitudinale sulle “famiglie” lesbiche: «Alcune possono essersi presentate volontariamente per questo progetto poiché erano motivate a dimostrare che le lesbiche sono capaci di crescere bambini sani e felici. Nella misura in cui questi soggetti potrebbero desiderare di presentare sé stessi e le loro famiglie nella miglior luce possibile, i risultati dello studio possono essere intaccati da tendenziosità». 16
Harris e Turner ammettono, riguardo al loro studio: «non c’è modo di conoscere quanto sia rappresentativo il campione…… L’alta proporzione di soggetti gay che hanno manifestato la volontà di essere intervistati indica che forse erano interessati agli argomenti trattati nel questionario e che quindi erano desiderosi di rivelare la loro omosessualità ai ricercatori. Inoltre, anche se il questionario era anonimo, i genitori gay avrebbero potuto essere particolarmente interessati a enfatizzare gli aspetti positivi della loro relazione con i figli, immaginando che i risultati avrebbero potuto avere implicazioni in futuro sulle decisioni di custodia. Di conseguenza ogni generalizzazione deve essere considerata con prudenza….Poiché tutti i dati riferiti a voce dalle persone sono soggetti a parzialità e poiché i genitori possono deliberatamente o inconsciamente minimizzare la misura dei conflitti con i loro figli, questi risultati non possono essere presi per buoni». 17
studi contrari all'omogenitorialità,
https://nellenote.wordpress.com/2014/07/01/valanga-di-studi-scientifici-descrivono-lo-sfacelo-sociale-omosex/
https://nellenote.wordpress.com/2014/07/01/elenco-di-studi-sugli-effetti-delle-adozioni-omosessuali/
https://nellenote.wordpress.com/2015/02/14/bibliografia-di-testi-scientifici-contro-matrimoni-e-adozioni-gay/
https://nellenote.wordpress.com/2014/07/02/studio-usa-figli-di-genitori-lesbiche-piu-propensi-ad-essere-bisessuali-e-omosessuali/
https://nellenote.wordpress.com/2014/07/08/lomogenitorialita-ovvero-ladozione-omosessuale-2/