Dawkins dona una veste pseudo-scientifica ad un qualcosa che è ovvio e che si sa da sempre: la religione viene "trasmessa". È un fenomeno culturale, nel senso che è un qualcosa di acquisito, non di innato.
Non ci voleva Dawkins per scoprirlo ma ci voleva un linguaggio scientifico-divulgativo per farla sembrare la trovata del secolo. Mi irrita un po', perché non si tratta di "scienza" ma soltanto di un'analogia. Gente tipo Otto o Eliade hanno studiato le stesse cose con un linguaggio semplicemente filosofico ma con una profondità e una competenza che Dawkins non si sogna nemmeno.
È odioso che il simpatico etologo britannico mescoli le sue valutazioni personali all'interno di presunte affermazioni scientifiche: questo non è un atteggiamento scientifico. E non è il modo corretto di accostarsi allo studio della religione, se se ne vuole capire qualcosa: persino il più pivellino degli antropologi lo sa.
E lo stesso utilizzo grossolano e qualitativo di nozioni che in campo biologico hanno un significato preciso, può essere un atteggiamento intrigante e remunerativo, utile per la divulgazione. Ma interpretare il suo discorso come "scientifico" significa proiettare la scienza empirica indietro di 2500 anni: torniamo ad Aristotele.
Cioè: penso che si debba porre una chiara linea di demarcazione tra la "memetica" e le scienze esatte. Perché nella memetica non c'è il nucleo duro della scienza sperimentale: l'empiricità, la verificabilità e la sperimentazione. E allora si avanza per ragionamenti qualitativi, semi-formali (quotando la benevola wikipedia).
Con ciò: ognuno ha la libertà di dire che la religione è uno schifo o semplicemente che non ne è convinto; può anche ritenere che sia un "virus" della mente. Ma non deve venirmi a dire che lo sta dicendo come scienziato o che sta facendo della scienza, per piacere.
Dicendo questo, tradisce la scienza. La violenta.
Senza poi toccare l'altro aspetto ancora più centrale: la scienza empirica è uno strumento adeguato per studiare tutti i fenomeni umani? Perché allora mi domando come mai non ci mettiamo a studiare con la memetica le opere d'arte o le poesie.
Forse perché faremmo ridere. È interessante che invece quando si tocca la corda sensibile della religione nessuno rida ma tutti abbiano un atteggiamento interessato e compiaciuto. Forse proprio questo dovrebbe farci capire che l'uomo non ha soltanto una dimensione empirica e che lo stesso scienziato è umanamente coinvolto nel suo lavoro al di là della pura razionalità: Dawkins scrive quello che scrive proprio perché è "un noto anticlericale".
Ciao
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PS. "minacce e lusinghe". Solo una visione superficiale può ridurre tutto il fenomeno religioso a "minacce e lusinghe". Anzi, di più: una visione primitiva. Davvero, credimi. È una visione irritante e risibile. Non capisco come antropologi & C possano lasciargli dire simili vaccate senza massacrarlo.
[NB. parlo di "antropologi". Senza tirare in ballo la mia fede o la fede di nessuno: studio dei fenomeni umani, nulla di più]
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Ringrazio di cuore quegli utenti che continuano ad appoggiarsi su studi obsoleti di neuroscienza per dire che sono credenti solo coloro che hanno una struttura cerebrale irrazionale.
Sono affermazioni offensive per i credenti. E siccome mi sento parte della categoria, sono affermazioni che ritengo offensive. Anche perché il mio dazio alla scienza l'ho già pagato in anni di ricerca e non ho bisogno di pivellini che mi vengano ad insegnare la razionalità.
Gradirei che il dibattito su R&S si muovesse su un piano di maggior rispetto reciproco.
Sfogate la vostra rabbia con la vita o con il Vaticano altrove, per piacere. E iniziate a partire dal presupposto che il vostro interlocutore abbia una capacità di ragionare se no pari almeno confrontabile con la vostra.
Grazie.