Domanda:
Cosa? Perché? Ma se un testo sacro è una rivelazione divina non dovrebbe essere, per logica, perfetto in ogni sua parte?
∞ V ∞
2015-11-25 10:15:03 UTC
Questa domanda, scontata, la faccio perché sento spesso parlare di interpretazione, di “fuori contesto”, di “metafora”, di versetti, sure, ecc. che se estrapolati, o meglio non inseriti nel contesto intero (addirittura storico-etico) vengono in qualche modo corrotti. Potremmo dire altrimenti: il messaggio si perde. Critica sovente mossa ad atei e agnostici: il non capire il messaggio, l'estrapolare frasi “fuori contesto” allo scopo di corromperle.

Ma se il Corano o la Bibbia sono libro divini, se sono la parola di Dio, non dovrebbero essere perfetti in ogni loro parte, parola, virgola, punto, frase, in ogni invocazione alla violenza, all'omicidio, allo stupro? Non dovrebbero essere, appunto, incorruttibili e definitive? Oppure ammettiamo che la parola divina perde valore “talvolta”, e che è dunque imperfetta?

Quello che si intende per “perfetto” è aleatorio. Quello che si intende per “ogni sua parte” ancora di più. Ma questo è Dio, e se gli conferite degli attributi logici-lessicali dovete anche accettare che tali attributi logici-lessicali vengano discussi con identici strumenti.

Grazie :)
Nove risposte:
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2015-11-26 04:56:12 UTC
chiunque si occupi di linguaggio si accorge fin dai primi giorni e da solo che quelli evolvono velocissimi, per cui è ovvio che il significato dei documenti non è più afferrabile dopo pochi decenni, il resto segue...
Figlio Della Terra - Ulixes
2015-11-25 10:36:22 UTC
Un testo che si suppone ispirato da un Dio, è suscitato da questo Dio agli uomini di un dato popolo di un dato tempo, che, per capirlo hanno dovuto scriverlo con i loro simboli nel loro contesto storico e culturale. Così appunto è il mito. Un nucleo Divino che viene velato e svelato al contempo... anzi, ti copio un passo da un testo a me molto caro, che a mio avviso spiega ciò che penso a riguardo meglio di come l'avrei saputo spiegare io:



"1. Perché mai, allora, accantonando questi discorsi, gli antichi si espressero in miti? Vale la pena di chiederselo, e di trarre dai miti già un primo vantaggio: favorire l'atteggiamento di ricerca, e impedire la pigrizia della mente.

2. Che i miti siano Divini, è conclusione che può trarsi da chi ne ha fatto uso. Tra i poeti, gli ispirati; tra i filosofi, i migliori; chi istituì i misteri come, infine, gli Dèi stessi negli oracoli si sono serviti dei miti.

3. Perché, invece, siano divini, è indagine che spetta alla filosofia. Poiché dunque tutte le cose gioiscono della somiglianza e respingono la dissimiglianza, era necessario che anche i discorsi sugli Dèi fossero loro affìni, per farsi degni delle loro essenze e insieme guadagnare il favore degli Dèi ai loro autori: ciò che solo grazie ai miti sarebbe invero stato possibile.

Perciò: secondo il dicibile e l'indicibile, il nascosto e il manifesto, il palese e il segreto, i miti imitano gli stessi Dèi.

Ne imitano, inoltre, la bontà: giacché come gli Dèi resero accessibili a tutti i beni che provengono dalla sfera sensibile, ma quelli dell'intelligenza ai soli assennati, così i miti rivelano a tutti l'esistenza di Dèi, ma chi sian costoro, e di quale natura, ai capaci di intendere. Ne imitano, infine, le attualità. Anche il mondo infatti può esser detto un mito, poiché in esso corpi e oggetti si manifestano, mentre le anime e le intelligenze si nascondono.

4. Oltre a ciò, la pretesa di insegnare a tutti la verità sugli Dèi induce gli sciocchi al disprezzo, per la loro impotenza ad apprendere, ed i seri all'indolenza; mentre il velare la verità con i miti rende agli uni impraticabile il disprezzo, agli altri inevitabile l'amore per la sapienza.

5. Ma perché nei miti hanno parlato di adulteri, razzie e incatenamenti di padri, e tutto un corteo di assurdità pari a queste? O invece è degno della nostra ammirazione anche un tale intendimento: che, attraverso palesi assurdità, l'anima istantaneamente prenda per veli i discorsi e ritenga indicibile il vero"

(Saturnino Secondo Salustio, Gli Dèi e il Mondo, 3)
Genny
2015-11-25 12:37:47 UTC
La chiave per comprendere questo problema sta nel sapere che la legge dell’Antico Testamento fu data alla nazione d’Israele, non ai cristiani. Alcune leggi dovevano far sapere agli Israeliti come ubbidire e piacere a Dio (ad es., i Dieci Comandamenti), altre dovevano mostrare loro come adorare Dio (il sistema sacrificale), mentre altre dovevano semplicemente rendere gli Israeliti diversi dalle altre nazioni (le regole sul cibo e sull’abbigliamento). Nessuna legge dell’Antico Testamento si applica a noi, oggi. Quando morì sulla croce, Gesù pose fine alla legge dell’Antico Testamento (Romani 10:4; Galati 3:23-25; Efesini 2:15).



Anziché essere sotto la legge dell’Antico Testamento, noi siamo sotto la legge di Cristo (Galati 6:2), che è la seguente: “‘Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente’. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Matteo 22:37-40). Se faremo queste due cose, staremo adempiendo tutto quello che Cristo vuole da noi: “Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Giovanni 5:3). Tecnicamente, i Dieci Comandamenti non sono nemmeno applicabili ai cristiani. Tuttavia, 9 di essi sono ripetuti nel Nuovo Testamento (tutti eccetto il comandamento di osservare il giorno di sabato). Ovviamente, se staremo amando Dio non staremo adorando altri dèi o degli idoli. Se staremo amando il nostro prossimo, non lo uccideremo, non gli mentiremo, non commetteremo adulterio né ne desidereremo ciò che gli appartiene. Perciò, noi non siamo sottoposti ad alcun requisito della legge dell’Antico Testamento. Noi dobbiamo amare Dio e amare il nostro prossimo. Se faremo fedelmente queste due cose, tutto il resto comincerà ad avere un senso.
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2015-11-27 14:16:47 UTC
La chiesa afferma che i testi sacri sono "parola di Dio IN PAROLA UMANA" perchè Dio è perfetto ed immutabile, ma l'uomo no; egli vive in un tempo, uno spazio, una cultura determinata e Dio se vuole farsi capire deve adattarsi al suo linguaggio e modo di comprendere.

Scrive la Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione, "Dei Verbum":



12. Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l'interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.

Per ricavare l'intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l'altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario adunque che l'interprete ricerchi il senso che l'agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l'autore sacro volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani...

È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa...



13. Nella sacra Scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la santità di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza della eterna Sapienza, «affinché possiamo apprendere l'ineffabile benignità di Dio e a qual punto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato il suo parlare». Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell'uomo, come già il Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile all'uomo.

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I cristiani hanno cattedre universitarie di esegesi ed ermeneutica biblica, per capire un testo espresso in una cultura tanto diversa qual è quella semitica; i musulmani invece ritengono il Corano dettato da Dio parola per parola.
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2015-11-25 10:35:24 UTC
Sono libri scritti da uomini ispirati da Dio... infatti il Vangelo è perfetto... gli atti degli apostoli no. Quando si tratta delle donne vi sono imposizioni relative al periodo... PERO'... si tratta di lettere. Ovvero missive che gli apostoli inviavano alle chiese sparse in molti luoghi, per cui sorgevano problemi di rispetto degli usi e costumi. QUINDI... gli atti degli apostoli sono libri divini anche se vi sono alcuni precetti inutili per noi che ci troviamo in un mondo libero.

Quanto all' antico testamento è evidente che di questi errori ve ne sono... nel Corano non ne parliamo... (non perché ci sono i fanatici)
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2015-11-25 10:34:45 UTC
I credenti "funzionano" così...



A - parto dal presupposto (che è Verità perché ci credo, punto) che i "sacri testi" siano parola di Dio



DUNQUE:



B- Qualsiasi altra cosa per giustificare a posteriori il punto A



Tutta la teologia, in estrema sintesi, si può ridurre a questo ingenuo esercizio :)
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2015-11-25 10:24:49 UTC
Il messaggio parte da Dio e arriva all'uomo: l'uomo, pel quale non può darsi alcuna Scrittura "oggettiva", come riconoscerai già dalle scritture umane, che essendo tutte concrete ed essenziali non elevano; se ampie e comprensive, col difetto opposto di essere generiche, equivoche.

Altro principio è che Dio non può aver lasciato la Sua Parola sottoposta a una ridda di opinioni in lotta, ciò che più di tutto sarebbe indegno di un'opera venuta da Lui per il nostro bene: e per questo è stato istituito un Magistero universale a vicariato di Cristo.



Grazie a te.
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2015-11-25 16:59:34 UTC
è proprio dalle considerazioni che tu poni come questione che si può dedurre a rigor di logica che non esistono testi sacri che siano stati effettivamente rivelazioni divine o almeno frutto di ispirazioni divine.

Chiunque legga la bibbia e il corano senza gli occhiali deformanti di una fede ne vede con chiarezza gli innumerevoli difetti e comprende immediatamente la loro natura umana troppo umana.
2015-11-25 11:26:22 UTC
Ma poi perché un Dio non avrebbe creato persone in grado di capire un linguaggio meno barbaro, visto che, a discolpa della Bibbia, si dice che Dio doveva farsi capire da gente dell'epoca?



Per non parlare del fatto che la stessa Chiesa ha cambiato alcuni punti della sua dottrina.


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