Un testo che si suppone ispirato da un Dio, è suscitato da questo Dio agli uomini di un dato popolo di un dato tempo, che, per capirlo hanno dovuto scriverlo con i loro simboli nel loro contesto storico e culturale. Così appunto è il mito. Un nucleo Divino che viene velato e svelato al contempo... anzi, ti copio un passo da un testo a me molto caro, che a mio avviso spiega ciò che penso a riguardo meglio di come l'avrei saputo spiegare io:
"1. Perché mai, allora, accantonando questi discorsi, gli antichi si espressero in miti? Vale la pena di chiederselo, e di trarre dai miti già un primo vantaggio: favorire l'atteggiamento di ricerca, e impedire la pigrizia della mente.
2. Che i miti siano Divini, è conclusione che può trarsi da chi ne ha fatto uso. Tra i poeti, gli ispirati; tra i filosofi, i migliori; chi istituì i misteri come, infine, gli Dèi stessi negli oracoli si sono serviti dei miti.
3. Perché, invece, siano divini, è indagine che spetta alla filosofia. Poiché dunque tutte le cose gioiscono della somiglianza e respingono la dissimiglianza, era necessario che anche i discorsi sugli Dèi fossero loro affìni, per farsi degni delle loro essenze e insieme guadagnare il favore degli Dèi ai loro autori: ciò che solo grazie ai miti sarebbe invero stato possibile.
Perciò: secondo il dicibile e l'indicibile, il nascosto e il manifesto, il palese e il segreto, i miti imitano gli stessi Dèi.
Ne imitano, inoltre, la bontà: giacché come gli Dèi resero accessibili a tutti i beni che provengono dalla sfera sensibile, ma quelli dell'intelligenza ai soli assennati, così i miti rivelano a tutti l'esistenza di Dèi, ma chi sian costoro, e di quale natura, ai capaci di intendere. Ne imitano, infine, le attualità. Anche il mondo infatti può esser detto un mito, poiché in esso corpi e oggetti si manifestano, mentre le anime e le intelligenze si nascondono.
4. Oltre a ciò, la pretesa di insegnare a tutti la verità sugli Dèi induce gli sciocchi al disprezzo, per la loro impotenza ad apprendere, ed i seri all'indolenza; mentre il velare la verità con i miti rende agli uni impraticabile il disprezzo, agli altri inevitabile l'amore per la sapienza.
5. Ma perché nei miti hanno parlato di adulteri, razzie e incatenamenti di padri, e tutto un corteo di assurdità pari a queste? O invece è degno della nostra ammirazione anche un tale intendimento: che, attraverso palesi assurdità, l'anima istantaneamente prenda per veli i discorsi e ritenga indicibile il vero"
(Saturnino Secondo Salustio, Gli Dèi e il Mondo, 3)